Welfare

«Gli invasori con il terrore negli occhi»

Il racconto di un'operatrice di Save the Children in prima linea

di Redazione

«Quando li vedi davvero, i cosiddetti clandestini, pensi solo
che per affrontare un viaggio così terribile e rischioso un essere umano debba esservi in qualche modo costretto» Uomini, donne e bambini, li vedi arrivare sul molo dell’isola di Lampedusa con il loro bagaglio di ricordi, spesso tragici e insieme con la speranza che l’incubo sia finito.
Da questa angolatura la prospettiva è molto diversa da quella raccontata da giornali e televisioni ogni giorno: le prime parole che ti vengono alla mente non sono “invasione” o “clandestino”, ma “persone”, “diritti”; pensi solo che per affrontare un viaggio così terribile e rischioso un essere umano debba esservi in qualche modo costretto, pensi alle difficoltà e alle ingiustizie che fanno girare così il mondo. Provati dalla lunga traversata del mare e del deserto, stanchi, con gli indumenti bagnati e talvolta disidratati o con le ustioni dovute al contatto con i carburanti delle imbarcazioni, i migranti ricevono una prima assistenza sanitaria e poi, subito, vengono trasferiti nel centro di primo soccorso e accoglienza dove vengono perquisiti e registrati: nome, cognome, data di nascita.
Le informazioni rese in questo momento condizioneranno tutto il loro percorso in Italia, compresa la possibilità di ricevere protezione, ottenere un permesso di soggiorno e poter vivere e lavorare dignitosamente. Gli operatori di Save the Children, una consulente legale e un mediatore culturale, si occupano in particolare di supportare, informare e monitorare gli standard di accoglienza riservati ai minori all’interno del centro.
I minori non accompagnati, per legge, non possono essere espulsi e dopo l’arrivo a Lampedusa hanno diritto a essere trasferiti, nel più breve tempo possibile, in comunità alloggio per minori. Nel corso dell’ultimo anno, tuttavia, abbiamo potuto rilevare diverse criticità relative all’accoglienza e alla protezione di questi ragazzi: i tempi di permanenza nel centro sono risultati spesso superiori al mese, le condizioni di accoglienza si sono rivelate critiche a causa del sovraffollamento e le procedure relative all’accertamento dell’età, talvolta inadeguate, hanno determinato il rischio concreto che i minori venissero espulsi o addirittura rimpatriati. Inoltre la recente decisione del ministro Maroni di bloccare sostanzialmente i trasferimenti dei migranti verso i centri del territorio, trasferire i minori verso strutture per adulti e di istituire un Cie sull’isola ha determinato un ulteriore peggioramento degli standard di accoglienza, un crescente clima di tensione, nonché la limitazione di alcuni fondamentali diritti previsti dalla normativa.
Per uscire da questa situazione intollerabile, crediamo che sia necessario ripartire innanzitutto dalla natura del centro, di soccorso e prima accoglienza, e dal modello di gestione dei flussi migratori sperimentato in questi anni che prevede l’assistenza dei gruppi vulnerabili, richiedenti asilo, vittime di violenza e tratta, minori e il successivo trasferimento nelle strutture appropriate. È necessario che tutti i migranti presenti a Lampedusa vengano immediatamente trasferiti ed è necessario che vengano rispettati i diritti di chi arriva nel nostro Paese in cerca di accoglienza e protezione.

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