Famiglia

Gli over 60 conquistati dai videogames

I sorprendenti risultati di un'indagine di Eta Meta Research

di Redazione

I videogames una cosa da ragazzini? Assolutamente no. Secondo un recente studio promosso dall’Esa, l’associazione americana che racchiude i produttori di software ludico, il 25% ‘over 50′ nel 2005 ha giocato con i videogiochi (nel 1999 erano il 9%). Ma ora i videogame stanno conquistando gli over 60, una novita’ ben lontana dall’immagine del teenager. A dimostrarlo il New York Times che riporta le dimensioni del fenomeno: “Vengono organizzati tornei di videogiochi dedicati esclusivamente agli over. Alcune strutture residenziali per anziani come la Erickson, che in tutti gli States conta piu’ di 18 campus e 19 mila residenti, sta installando console per videogiochi in ogni struttura e la Norwegian Cruise Line sta dotando di videogiochi tutte le sue navi”. I motivi di questo fenomeno? Secondo gli esperti sono legati sia ai ‘nuovi vecchi’ che sono cresciuti in un era tecnologica (47%), sia agli effetti ‘terapeutici’ che i videogiochi possono avere proprio sugli anziani (31%).

E’ quanto emerge da uno studio promosso da Eta Meta Research, che ha analizzato il mercato internazionale dei videogiochi (attraverso le ricerche sugli utilizzatori, i dati di mercato e gli articoli dedicati all’utenza dei videogiochi) e attraverso 50 interviste a psicologi, sociologi e medici. “I videogiochi – sottolinea Saro Trovato, presidente di Eta Meta – sono a tutti gli effetti dei prodotti di entertainment, proprio come avviene per il cinema. Sarebbe sbagliato considerare i migliaia di titoli presenti sul mercato come appartenenti ad un unico genere, sarebbe come paragonare un film di François Truffaut, con un film demenziale sullo stile di Mr Bean o con un documentario della National Geographic”.

“Non deve stupire – continua Trovato – che l’utenza dei videogiochi sia estremamente ampia, sia in termini numerici che per quanto riguarda le fasce di eta’. Addirittura, come sottolineano anche i medici, alcuni giochi possono avere anche effetti terapeutici, cosi’ come e’ incontestabile che altri possano essere educativi, come ad esempio Petz, che insegna a prendersi cura di un cucciolo, o The Sims, che viene utilizzato in alcune facolta’ di sociologia in Usa, ma e’ stato provato anche in Italia, oltre ad essere un prodotto di entertainment”. Suore, ex manager, ma anche semplicemente casalinghe: in Usa esplode la moda dei videogame tra gli ‘ove’ e il mercato del software ludico si prepara a battere quello del cinema. Gli esempi che cita in New York Times parlando del “fenomeno videogiochi tra i pensionati” spaziano dalle suore in congedo della Scuola di Notre Dame, che alternano preghiera, lavori in giardino e letture con i videogiochi (naturalmente, specifica l’articolo, videogiochi non violenti), agli appassionati di bowling, tennis e golf, che organizzano tornei tra pensionati. Non a caso in Usa stanno nascendo siti che propongono giochi piu’ semplici da giocare di quelli amati dagli hard core gamers, i cosiddetti casual games, come www.pogo.com creato dal colosso Electronic Arts, i cui utenti sono per il 28% over 50. Ma a sostenere questa crescita di interesse da parte degli anziani e in generale una crescita dell’eta’ degli utilizzatori di software ludico, sono gli stessi dati di mercato: calcolando solo il software, nel 2005 il mercato dei videogiochi nel mondo valeva 28 miliardi di dollari (dati Esa, l’associazione di publisher americani), contro i 35 miliardi di dollari mossi dal cinema. Se a questo si aggiungono console e Pc, il sorpasso e’ decisamente avvenuto. Una buona parte di questa spesa non proviene certo dai teen, basti pensare che nei soli Stati Uniti il 25% di utilizzatori di videogame e’ ormai rappresentato da over 50.

E se il divertimento gioca sicuramente una parte importante in questo successo, per alcune fasce di eta’ le motivazioni per utilizzare un videogioco sono anche legate alla salute, come sottolineano alcune delle testimonianze citate dal New York Times, come il caso di Suor Marie Smith, di 61 anni, maestra in pensione e che spesso dirige concerti. Prima di farlo pero’ si dedica a qualche partita ai suoi videogiochi preferiti: soffre di deficit d’attenzione, derivante da un disturbo di iperattivita’ e “non riesco a concentrarmi su niente, ha detto all’intervistatore, devo trovare delle cose da fare per mantenere la concentrazione”. “L’immagine di un anziano che gioca ad un videogioco puo’ sembrare strana a chi lo immagina seduto in poltrona a fare la calza – sottolinea il professor Roberto Bernabei, direttore del Dipartimento di Scienze Gerontologiche, Geriatriche e Fisiatriche del Policlinico Gemelli e Presidente della Sigg , Societa’ Italiana di Gerontologia e Geriatria – ma i nuovi vecchi, che utilizzano strumenti come possono essere i videogiochi hanno dimostrato di ottenere dei risultati apprezzabili in termini di riscontro neurologico”. Ma secondo gli esperti quali sono i motivi di questo fenomeno? Secondo il 47% degli intervistati bisogna partire da un’analisi dei ‘nuovi vecchi’, ovvero di coloro che hanno dai 60 anni in su oggi. La loro storia e’ stata costellata da grandi innovazioni che hanno coinvolto il loro quotidiano, quindi sono assolutamente portati ad accettare novita’ come possono essere console e videogiochi. Non solo, come sostiene il 32%, soprattutto in alcuni paesi tecnologicamente avanzati, come gli States, hanno vissuto anche la rivoluzione portata da Internet, diventandone utilizzatori, cosa che sicuramente li ha avvicinati al mondo digitale e interattivo com’e’ quello dei videogame.

Vuoi accedere all'archivio di VITA?

Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.