Non profit
Gorizia: la frontiera respinge anche i rifugiati
Un ragazzo curdo si suicida dopo aver ricevuto il foglio di via: la denuncia di un'associazione che difende i diritti dei profughi
di Redazione
Domenica 8 aprile: un giovane kurdo di appena vent’anni, Ali Bolukbas, si uccide in un bagno del Centro per clandestini della Caritas, a Gorizia. Lo trovano impiccato alla catenella dello sciacquone. Aveva appena ricevuto il foglio di via. Un ennesimo segnale di disagio dei profughi kurdi, che fuggono in Italia per scampare alla persecuzione e non trovano altro che l’espulsione, senza indagini sulla loro reale situazione. «È vergognoso che nessuno prenda posizione su una tragedia così terribile», dice Dino Frisullo dell’associazione Azad, che si occupa dei diritti dei profughi. «Questa morte deve almeno ottenere che la questione kurda, questione di asilo ma anche di impegno internazionale per la pace, non sia rimossa dalla coscienza della politica italiana». Frisullo in particolare denuncia la sistematica violazione della legislazione sull’asilo: «I profughi, considerati tout court clandestini, vengono respinti sommariamente in Slovenia». Per informazioni, associazione Azad,
ass.azad@libero.it
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