Non profit
Granarolo sì, Ferrero no
Mentre le banche straniere coinvolte nel crac vengono assolte, procedono le trattative per una cordata italiana
di Redazione

I giudici della seconda sezione penale hanno assolto quattro banche estere accusate di aggiotaggio nell’ambito del crac Parmalat e hanno assolto sei manager degli istituti di credito, anche loro imputati nel procedimento concluso oggi a Milano.
Si tratta di Citigroup, Morgan Slanley, Bank Of America e Deutsche Bank. Nei loro confronti l’accusa aveva chiesto confische per un totale complessivo di 120 mln e sanzioni per un totale di 3,6 mln. In particolare per le persone fisiche i giudici hanno pronunciato un verdetto di assoluzione ”per non avere commesso il fatto e perché il fatto non sussiste”.
Intanto, però, a quanto si apprende da fonti vicino al dossier, subito dopo Pasqua si dovrebbero chiarire i termini di un primo accordo tra Granarolo, Cassa depositi e prestiti e gli istituti bancari impegnati a costruire una cordata italiana in grado di fronteggiare l’offensiva della francese Lactalis su Parmalat, che detiene il 29% del capitale sociale del colosso del latte di Collecchio.
Sono oggi in corso incontri no stop tra il gruppo bolognese e gli altri attori coinvolti nel tentativo di costruire una formazione che batte bandiera bianco, rosso e verde. In campo, al momento, ci sono, oltre a Granarolo, la capofila Intesa SanPaolo, Unicredit, Mediobanca, Cdp, Bnl.
Una cordata dunque di natura essenzialmente finanziaria, se è vero che per ora un nuovo partner industriale che potrebbe investire capitali nell’operazione ancora non ha battuto colpo, dopo il no di Ferrero.
E i tempi stringono, mentre due restano le strade che si possono imboccare: un’Opa, tenuto conto che il 2 maggio entrerà in vigore il nuovo regolamento Consob, o una trattativa con Lactalis per convincerla a cedere le proprie azioni e a rinunciare all’offensiva.
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