Welfare

Guarda chi c’è alla cassa

Le storie di Bouchra e Samar: con il velo tra cd e libri

di Redazione

Lavora nella più grande libreria milanese. Parla con centinaia di clienti ogni giorno. E incontra tanta simpatia.
Anche se ha il capo coperto. E non è la sola…di Rassmea Salah
Natale. Come ogni anno mi si delega il compito di scegliere i regali per i nostri amici o parenti cattolici. E come ogni anno la mia prima ed unica tappa è la libreria Feltrinelli. Dopo un’estenuante attesa in coda, raggiungo l’ambita cassa, alzo lo sguardo per chiedere dei pacchetti regalo e ammutolisco. Di fronte a me, una ragazza col velo. Proprio lì, alla cassa della Feltrinelli in piazza del Duomo a Milano! Una ragazza araba, musulmana, e per giunta velata. Non credo ai miei occhi, forse è un’allucinazione. E invece è tutto vero. Decido quindi di invitarla per un caffè.
Lei è Bouchra El Khouti, 33 anni, marocchina. È arrivata in Italia solo nel 2005 dalla piccola città di Kenitra, vicino alla più famosa Casablanca, ma parla già benissimo l’italiano. Moglie e madre di un bimbo di quasi tre anni, lavora alla Feltrinelli dal giugno 2009 grazie a un progetto voluto dalla stessa casa editrice, in collaborazione con il Comune di Milano, dal titolo «Il razzismo è una brutta storia» e volto all’inserimento lavorativo di un gruppo di migranti per accelerarne l’integrazione sociale.
Sorride Bouchra e si dice soddisfatta di lavorare in libreria, in mezzo a saggi e romanzi, anche se non è il suo campo. Lei infatti è una donna di scienza, laureata in Ingegneria minerale a Marrakech, dove ha portato a termine anche i suoi studi post laurea in inquinamento ambientale, tema su cui ha poi iniziato un dottorato presso l’università Muhammad V di Rabat. Insomma, una scienziata fra i libri di narrativa.
Le chiedo quale messaggio darebbe a tutte le ragazze velate, nate o cresciute in Italia, che temono di essere discriminate nel mondo del lavoro a causa del velo. «Il velo non è un ostacolo», afferma decisa ma sorridente. «Il messaggio forte che vorrei trasmettere loro è la compatibilità fra la nostra identità islamica e la vita qui in Italia. Bisogna essere sicure di se stesse, convinte della propria religione ma non bisogna per questo isolarsi o ghettizzarsi. Dobbiamo invece essere attive nella società italiana e facilitare la nostra integrazione, avere una mentalità aperta ed essere pronte ad accogliere anche la cultura italiana in certi suoi aspetti. Noi siamo ambasciatrici del nostro Paese d’origine e della nostra religione, dobbiamo quindi dare un’immagine positiva di entrambi, comportandoci al meglio».
Bouchra non è la sola ad essersi aggiudicata una borsa lavoro grazie al progetto della Feltrinelli. Insieme a lei vi era anche un’altra ragazza velata, Samar Mustafa, ora alla cassa principale della Ricordi, sotto la centralissima galleria Vittorio Emanuele di Milano. Anche Samar è una scienziata fra i cd: è infatti laureata in Scienze geografiche presso la Cairo University in Egitto. Nata a Milano 26 anni fa, ha però frequentato tutte le scuole in Egitto per poi tornare qui.
«Ero la prima della classe all’università», ricorda con orgoglio ed umiltà. La sua storia è contrassegnata da tanti “no” nel mondo del lavoro per via del velo. «Avevo ormai perso ogni speranza. Poi un giorno, la mia insegnante del corso di italiano mi ha riferito di avermi iscritta al progetto “Il razzismo è una brutta storia” e da lì poi è iniziato tutto».
Le chiedo di raccontarmi le reazioni dei clienti quando la vedono: «Nessuno mi guarda male, certamente lo fanno con curiosità, qualcuno mi saluta con un as-salamu aleykum, altri mi dicono shukran (grazie), altri ancora mi chiedono la mia provenienza oppure mi fanno i complimenti per il mio italiano. Poi ci sono le sciure che mi chiedono se non faccia troppo caldo con il velo ma alla fine mi dicono che sto bene».
Probabilmente le varie Bouchra e Samar rappresenteranno una novità ancora per alcuni anni, ma ci auguriamo che fra un decennio, magari meno, noi muslim veline verremo viste e percepite con una certa normalità, come parte integrante della società, senza più suscitare la sorpresa o il clamore di nessuno.

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