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Guatemala: l’ombra di un dittatore sul voto

La scheda del Paese centroamericano e un ritratto di Efrain Rios Montt, ex dittatore che tenterà di riconfermarsi con il voto democratico di domenica

di Redazione

Il Guatemala, dove domenica si vota per l’elezione del presidente della Republica, per il rinnovo del parlamento e per l’elezione di 331 sindaci, e’ una repubblica di tipo presidenziale, indipendente dal 1821. In base alla Costituzione entrata in vigore il 14 gennaio 1986, dopo decenni di regime militare, e modificata nel 1993, il presidente della Repubblica, che e’ anche capo del governo, e’ eletto a suffragio universale diretto per un mandato di quattro anni e non puo’ essere rieletto. Nel dicembre 1996, governo e guerriglia di sinistra hanno firmato un accordo di pace che ha posto fine a 36 anni di guerra civile (1969-1996) che hanno causato oltre 200 mila morti, in maggioranza civili. Il Guatemala e’ membro dell’Onu e dell’Osa. SUPERFICIE: 108.889 kmq. CAPITALE: Citta’ del Guatemala (2,2 milioni di abitanti). POPOLAZIONE: 10,9 milioni (Amerindi 55%, meticci 30%, il resto creoli ed europei). LINGUE UFFICIALI: spagnolo e 23 lingue indigene di origine Maya. RELIGIONI: cattolica (70%), protestante (20%), altre (10%). REDDITO MEDIO ANNUO: 1.800 dollari Usa (2002). CRESCITA ECONOMICA: 2,1 %. RISORSE PRINCIPALI: Turismo, agricoltura (caffe’, canna da zucchero, mais, banane), pesca, legname (mogano), industria tessile (cotone). INFLAZIONE: 6,3 % (2002). ANALFABETISMO: 44.9 %. MORTALITA’ INFANTILE: 43,6 per mille.

L’ex dittatore guatemalteco Efrain Rios Montt, padre padrone del Fronte repubblicano guatemalteco (Frg), il partito populista di destra al governo, tentera’ domenica prossima di riconquistare il potere in maniera democratica dopo averlo ottenuto con un colpo di stato nel 1982 e averlo esercitato con pugno di ferro per 17 mesi durante i quali si e’ macchiato di crimini contro l’umanita’. L’ex generale golpista, 77 anni, e’ riuscito a farsi candidare alle elezioni nonostante la costituzione guatemalteca vieti a chi ha conquistato il potere in maniera non democratica di candidarsi alla presidenza. Il ritorno di Rios Montt, osteggiato dalle organizzazioni per i diritti umani e dalla premio Nobel Rigoberta Menchu’, non sembra pero’ agevole, almeno secondo i sondaggi della vigilia. L’ex dittatore ha infatti raccolto solo l’11,4 per cento delle intenzioni di voto ed e’ preceduto dall’ex sindaco della capitale Oscar Berger, candidato della Grande alleanza nazionale (Gana, conservatrice), con il 30,9 per cento, e dall’imprenditore Alvaro Colom, dell’Unita’ nazionale della speranza (Une, di centro), che ha ottenuto il 27,4 per cento. Berger, 57 anni, sostenuto dalle famiglie piu’ ricche del Paese, e Colom, 52, un moderato, furono sconfitti nel 1999dall’attuale presidente Alfonso Portillo, del Fronte repubblicano guatemalteco (Frg), fondato e tuttora controllato da Rios Montt. Portillo ottenne nel ’99 il 47,6 per cento dei voti al primo turno e sconfisse Berger al ballottaggio, in cui si registro’ un tasso di astensione record del 59 per cento. Se, come appare probabile, domenica prossima nessuno dei candidati otterra’ la maggioranza assoluta, i due piu’ votati si scontreranno il 28 dicembre al ballottaggio. La campagna elettorale e’ stata contrassegnata da violenze e da atti di intimidazione: 23 persone, direttamente coinvolte nella tornata elettorale di domenica prossima, sono state uccise. I sostenitori di Rios Montt hanno organizzato violente manifestazioni di piazza durante le quali numerosi oppositori sono stati aggrediti e minacciati. L’Unione europea ha inviato osservatori per vigilare sul corretto svolgimento delle elezioni nel timore di brogli. Rigoberta Menchu’, premio Nobel per la Pace 1992, ha denunciato di essere stata aggredita da alcuni sostenitori di Rios Montt ed ha annunciato di non essersi candidata in seguito a minacce di morte. ”Avrei rappresentanto una speranza per il Guatemala, ma se mi fossi candidata mi avrebbero ucciso”, ha detto l’attivista per i diritti degli indigeni da Citta’ del Messico, dove ha trovato rifugio in seguito alle minacce. Durante la guerra civile che ha insanguinato il Guatemala dal 1960 al 1996, causando oltre 200 mila vittime, l’esercito guatemalteco sequestro’, torturo’ e uccise la madre ed il fratello minoe di Rigoberta Menchu’, mentre il padre mori’ bruciato vivo nell’ambasciata di Spagna dove aveva cercato rifugio con altri 29 indios. Oltre a presidente e vice presidente, i circa 5 milioni di elettori guatemaltechi eleggeranno domenica prossima anche i 158 deputati del parlamento unicamerale, i 20 del parlamento centroamericano (Parlacen) e 331 sindaci. Il presidente eletto si insediera’ il 14 gennaio 2004, quando terminera’ il mandato dell’attuale presidente Alfonso Portillo, e restera’ in carica per quattro anni. Il Guatemala sta attraversando una grave crisi economica, politica e sociale. Gli organismi internazionali lo collocano ogni anno ai primi posti della classifica dei Paesi accusati di riciclare i proventi del narcotraffico e di altre attivita’ illegali. Lo stesso presidente Portillo e’ indagato per malversazione e riciclaggio di denaro in banche panamensi. Il presidente e’ stato aspramente criticato dalla stampa locale per aver tentato di imporre tre giorni di coprifuoco, da sabato a lunedi’, con il blocco dei trasporti e la chiusura dei giornali. Una decisione interpretata come un tentativo di favorire l’astensionismo e coprire eventuali brogli elettorali. La Corte costituzionale si e’ pero’ pronunciata contro il ‘coprifuoco’ e Portillo e’ stato costretto a rimangiarsi il provvedimento. Per tutta risposta, il presidente ha annunciato di aver deciso di mobilitare l’esercito, accusato di crimini contro l’umanita’ durante la guerra civile, per ”vigilare” sulle elezioni. Il Tribunale supremo elettorale (Tse) ed il ministro dell’Interno, Adolfo Reyes, avevano escluso la settimana scorsa l’impiego dell’esercito durante la giornata elettorale, sostenendo che la presenza dei militari nei seggi avrebbe potuto infondere timore nella popolazione.

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