Volontariato

Guerra al doping, la mia sfida finale

Al via un processo destinato a fare storia. Giuliana Salce, ex campionessa di marcia, passò al ciclismo e si vide costretta ad ogni tipo di "bombe": ma ha avuto il coraggio di fare outing

di Redazione

di Francesco Caremani

Il ritmo costante e incessante della marcia verso la meta, tra dolore e sudore, tra grinta e orgoglio, come l?incalzare del tempo, la vita che scorre verso infinite mete. C?è stato un tempo in cui Giuliana Salce con quel ritmo e con le sue vittorie si è lasciata alle spalle dolori e ferite frutto di un dramma personale che l?ha incontrata all?età di dieci anni e che l?ha inseguita per altri quaranta. C?è stato il tempo della marcia e quello del ciclismo, quello della lotta al doping e quello del doping, come donna c?è sempre e solo stato il tempo per soffrire.

Poi è arrivato il momento della denuncia di sé e degli altri ed è tornato anche il tempo di sentirsi donna. Giuliana Salce, campionessa mondiale di marcia, tuttora detiene la migliore prestazione italiana su 1,5 km, miglio, 2 km e 5 km. Soprattutto è l?unica atleta sul pianeta ad aver denunciato il doping. Per lei l?11 ottobre inizia la marcia più importante: prende il via a Roma il processo contro il consigliere federale Maurizio Camerini e chi le ha dato fisicamente il doping. «Ma molte altre cose dovranno venire a galla», avverte con la sua aria addolorata e battagliera. «Perché nessuno e nessuna istituzione sportiva mi ha teso la mano in tutto questo tempo, anzi?»

Vita: Cominciamo dall?inizio: quando si è dopata per la prima volta e perché?
Giuliana Salce: Appena ho iniziato a praticare ciclismo ho sentito parlare di doping. Io andavo abbastanza bene ma non riuscivo a stare dietro alle altre, alcune delle quali con un?evidente peluria sul viso. Camerini, che era anche presidente della mia squadra, mi disse allora che mi avrebbe fatto curare e a Ferrara un ex allenatore della nazionale mi dette una fiala: «Brucia un po?, poi ti passa», mi disse e così fu. Dopo 15 giorni ho vinto il Campionato italiano della montagna e ho iniziato a prendere maltodestrine e aminoacidi artigianalmente prodotti da un ciclista, sempre tramite il consigliere federale. Queste persone, dopo la mia denuncia, sono state arrestate dai Nas e costrette agli arresti domiciliari».

Vita: Chi l?ha spinta a doparsi e con quali sostanze?
Salce: Camerini, che era diventato, purtroppo, anche il mio compagno. Pensare che nell?87, dopo i Mondiali di atletica di Roma, sono stata firmataria, insieme ad altri sei atleti, di un documento contro il doping, ma anche quella volta sono rimasta sola. Lo stesso Camerini, mentre mi dava le sostanze proibite, scherzava pesantemente su questo fatto: «Sapessero che la Salce si dopa». Ho preso l?Epo e anche il Gh…

Vita: Che reazioni ha avuto?
Salce: Una volta ho fatto una gara di ciclismo insieme con gli uomini e prima della corsa mi hanno dato una pasticca, andavo fortissimo, mi sentivo invincibile, poi sono stata malissimo, credevo di morire. Sono stata stupida e scorretta al tempo stesso, ma mi avevano convinto, dato che io avevo sofferto anche di bulimia e anoressia, che avevo logorato il mio fisico e che tutte quelle sostanze servivano a farmi stare meglio. Ma non dimenticherò mai la sensazione di malessere, la compressione di cuore e polmoni, la voglia di togliermi la pelle, sembravo un animale braccato.

Vita: Lei è stata una marciatrice vincente e pulita, cosa l?ha convinta che nel ciclismo aveva bisogno di un ?aiuto??
Salce: Il mio passato, la mia storia umana e di atleta che il mio ex compagno conosceva benissimo. All?inizio sembrava il ?gigante buono?, poi si è rivelato un mostro, sia dal punto di vista umano che sportivo, anche mio figlio la pensa come me dopo quello che abbiamo passato? Sono stata male sotto varie forme e l?idea di curarmi per stare meglio ha fatto breccia tra le mie debolezze, non sportive, soprattutto umane.

Vita: A un certo punto si è ribellata e ha denunciato tutti. Che è successo?
Salce: Dopo i Mondiali ho buttato la bicicletta, il mio vero io si è ribellato a quello schifo, non avevo mai preso scorciatoie per gareggiare e vincere? Poi la morte di Pantani e quella frase lasciata ai vivi: «Chi sa, parli». Mi ricordo anche di quando Camerini, parlando con altri di Marco, diceva: «Questo m?ha rotto, di cosa si lagna?». Anche se capì subito che me l?avrebbero fatta pagare cara, sia dal punto di vista umano che economico, decisi che era venuto il momento di fare pulizia dentro e fuori di me.

Vita: Può raccontarci l?incontro con i Nas?
Salce: Assistevo a un programma in televisione, era morto un calciatore, telefonai e dissi: «Sono Giuliana Salce e voglio denunciare il doping?». Raccontai tutto, le sostanze, chi me le dava, alla fine mi misero in contatto con i Nas di Firenze che vennero una sera a casa mia. Ricordo ancora la pasta mangiata insieme a loro, la sensazione di libertà interiore e, soprattutto, il fatto che quello che io dicevo era l?anello mancante di un puzzle che avevano già iniziato a costruire e che verrà fuori al processo di Roma che inizia l?11 ottobre.

Vita: Chi le è stato più vicino in questi momenti?
Salce: Danilo, un mio amico che oggi è il mio compagno; mio figlio, che è sempre più orgoglioso di questa madre, e una delle mie tre sorelle.

Vita: Che cosa si aspetta da questo processo?
Salce: Sogno che chi deve pagare paghi, anche perché ci sono ?signori? che avevano tra le mani ragazzini di 14-15 anni, non so se mi spiego. Mi aspetto, infine, con la collaborazione dei Nas e del mio avvocato, che venga fatta un po? di giustizia.

Vita: Il suo libro è un pugno nello stomaco: perché ha deciso di scriverlo oggi?
Salce: Dieci anni fa avevo iniziato a scrivere qualcosa, ma l?allora mio marito mi fece desistere e buttai via tutto. Oggi credo sia importante. Se ce l?ho fatta io, con tutto quello che ho passato, anche altri ce la possono fare e non parlo solo del doping, ma anche dell?anoressia e della bulimia.

Vita: Con la scrittura si può, non diciamo cancellare, ma mettere via per sempre un passato pesante e violento?
Salce: No, ci sono cose che ti rimangono dentro e non si cancellano più.

Vita: Il suo essere donna è stato un leit motiv negativo fino a una certa età, oggi è la sua risorsa per una vita diversa?
Salce: Assolutamente sì. Da un paio di anni ho iniziato a riassaporare la vita così come il cibo e mi sento più forte o semplicemente meno vulnerabile.

Il processo
34 imputati alla sbarra

Trentaquattro rinvii a giudizio per associazione a delinquere, ricettazione e violazione della legge antidoping. Queste le conclusioni del pm di Roma, Paolo Ferraro nel processo sul traffico illegale di sostanze dopanti, nato dall?inchiesta ?Oil for drug? dei Nas di Firenze. L?indagine ha riguardato dilettanti e cicloamatori, ma anche corridori professionisti e l?ex consigliere federale della Fci, Maurizio Camerini, oltre due medici: Simone Giustarini e Carlo Santuccione. Si comincia l?11 ottobre.