Famiglia
I bambini di Tiro e Nabatiye
I Child friendly spaces, centri di aggregazione che Intersos ha stabilito a Tiro e Nabatiye: luoghi dove i bambini si riprendono la loro estate rubata. Da Tiro Francesca Scarioni
di Redazione
<b>Francesca Scarioni</b> <i>Tiro, 16 settembre 2006</i> Il villaggio di G. non è come la scuola di <i>lego</i> di Ali. Il villaggio ora è un ammasso di macerie, lì non c?è più niente. Non c?è più la scuola, non c?è più il negozio di alimentari, non ci sono più le case. C?è il silenzio. La scuola di <i>lego</i> di Ali, invece, rinasce ogni giorno. E? lui a costruirla, poi a distruggerla. Ogni giorno Ali esorcizza la guerra dei grandi, la distruzione degli adulti, rompendo e costruendo, la fine e l?inizio, l?angoscia e la speranza. Anche Fatima la guerra ce l?ha ancora dentro. Non riesce più a dormire, sogna il rumore degli aerei, ricorda il fracasso delle esplosioni, non si sente più sicura. Con i suoi compagni di giorno parla degli aerei, delle munizioni: ha imparato una lingua nuova, parole prima sconosciute. Hanno 5 o 6 anni e raccontano i bombardamenti, alcuni ti dicono: ?Ma sì, siamo abituati alla guerra, non abbiamo paura?. Sono le ferite invisibili di questo conflitto a emergere durante le attività ricreative che Intersos ha avviato in due località del Sud del Libano. Attraverso il disegno, il gioco, il teatro e lo sport, i bambini raccontano le loro storie appese ai 34 giorni di conflitto. I ?Child friendly spaces?, i centri di aggregazione che Intersos ha stabilito a Tiro e Nabatiye, sono i luoghi dove i bambini si riprendono la loro estate rubata. Sono spazi dove i più piccoli trovano un punto di riferimento, un luogo intatto, dove non ci sono ordigni inesplosi, dove si gioca in libertà, dove non ci sono crepe né macerie e dove chi ha perso tutto ritrova la continuità. Maya per esempio, disegna rose che sanguinano. Rashid, invece ha disegnato una casa. Niente di speciale, un edificio grande e robusto: ?E? la mia casa ? ti spiega ? è la più forte di tutte, le bombe non sono riuscite a rompere nemmeno un vetro?. Intersos in questi giorni sta svolgendo attività di formazione per educatori e formatori che nei prossimi mesi continueranno a lavorare nei centri, coinvolgendo bambini, genitori, comunità. Quando le scuole apriranno, il 16 ottobre, saranno loro a raggiungere altri bambini, molti altri: un team mobile visiterà le scuole delle province del Sud, disseminando informazioni sulla prevenzione contro gli ordigni inesplosi, sull?educazione igienica e sulla protezione. Saranno loro a raggiungere i villaggi, dove la vita è ripresa, tra le macerie. E dove i bambini non possono giocare liberamente, perché ancora sono troppi i pericoli nascosti tra le case distrutte e disseminati nei campi e nei giardini. Gli educatori e i volontari, selezionati nella comunità locale, ogni giorno costruiscono nuovi percorsi creativi. ?Non è difficile per noi trovare fili di comunicazione con i bambini, anche quelli con più problemi. Siamo noi ad aver superato altri conflitti, anche noi, da piccoli, siamo stati bambini che hanno vissuto una guerra?.
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