I veleni non risparmiano le nostre tavole. In settembre due tonnellate di alimenti scaduti sono state sequestrate ad Andria: caffè, orzo, latte a lunga conservazione, caramelle, succhi di frutta, vino, bibite, gelati, snack. A questi si aggiungono altri 12 quintali di bottiglie di olio, barattoli polpa di pomodoro, fagioli e lenticchie sequestrati a Bari e 30 quintali di cibo conservato in cattive condizioni igienico-sanitarie a Salerno. Il Naf – Nucleo agroalimentare e forestale del Corpo forestale dello Stato è uno degli organismi che vigilano sulla sicurezza agroalimentare in Italia. «Abbiamo iniziato a occuparci di questa materia», spiega Giuseppe Vadalà, dirigente del Naf, «alla fine degli anni 70 con il controllo delle sostanze zuccherine nei vini. Negli anni 90 si è passati alla verifica dell’utilizzo dei fondi erogati dalla UE in numerosi settori del comparto agroalimentare. Il Naf è poi nato nel 2001, ai tempi della mucca pazza».
Ecomondo: Avete mezzi e strumenti sufficienti a contrastare illegalità e crimini agroambientali e a tutelare la qualità alimentare?
Vadalà: Un importante passo in avanti è stato, a luglio 2009, l’introduzione nel Codice penale del reato di contraffazione, riferito in particolare ai prodotti con indicazioni geografiche e denominazioni di origine, a tutela del made in Italy. Per l’azione della contraffazione organizzata è previsto il carcere fino a sei anni e multe fino a 50mila euro. Purtroppo per anni c’è stata una tendenza a depenalizzare le illegalità in ambito igienico e sanitario.
Ecomondo: Quest’anno siete riusciti ad aumentare il volume di controlli rispetto al 2008?
Vadalà: Sì, ed è aumentata anche la qualità. Da gennaio a settembre 2009, anche grazie alle campagne di controlli straordinari nel settore dell’olio, latte e derivati, vini e tipicità alimentari, sono state effettuate 1.129 verifiche e 20 indagini di rilievo. Nel 2008 i controlli sono stati 1.160 controlli e le indagini di rilievo la metà. (El.Co.)
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