Non profit
I disabili, come nessuno li ha mai raccontati
Diritti «La terza nazione del mondo» di Matteo Schianchi, un libro da non perdere
di Redazione
Oggi nel mondo sono oltre 600 milioni. Di qui il titolo di questo libro, che getta uno sguardo inedito e completo su una condizione che il mondo continua ad ostracizzare. Nonostante i progressi della tecnologia È difficile oggi dire di un libro appena uscito: «Questo mancava, finalmente qualcuno lo ha scritto». Non nego di provare una certa invidia, adesso, avendo letto tutto d’un fiato (forse correndo in qualche capitolo, ma ci tornerò con calma) La terza nazione del mondo. I disabili tra pregiudizio e realtà di Matteo Schianchi , pubblicato or ora da Feltrinelli, nella collana Serie Bianca. L’autore, giovane ricercatore storico e traduttore di saggi, è anche persona informata sui fatti, già campione di nuoto per disabili. Ma in questo caso riesce ad essere osservatore con metodo, usa gli strumenti della ricerca e della divulgazione, si sente che ha dimestichezza con la storia sociale, quella di scuola francese, che ha illuminato con maestria, negli ultimi decenni, gli snodi della storia umana, attraverso l’uso di strumenti diversi e interdipendenti.
I Dis-integrati
La terza nazione del mondo, ovvero 650 milioni di persone con disabilità, un Paese sterminato, il terzo appunto, dopo Cina e India: immagine suggestiva che rende l’idea di una dimensione del tutto invisibile, perché la disabilità invece è atomizzata, dispersa, dis-integrata (vedi un capitolo illuminante: «Dis-integrati»). Schianchi si avventura con sicurezza in un lungo viaggio antropologico, storico, psicologico, culturale, raccontando l’evoluzione del concetto di disabilità, attraverso le differenti civiltà. Ma anche immaginando il futuro “post umano” dei nuovi cyborg, uomini-protesi, partendo dalla constatazione che già oggi le tecnologie entrano nel corpo umano, sotto forma di biotecnologie, di sensori, di microchip, di protesi bioniche, di forme che modificano i corpi e rendono la dis-abilità quasi super-abilità, riducendo o annullando le distanze con la cosiddetta normalità.
Disabilità dunque come continua contraddizione, paradosso, stigma che viene sempre riproposto nel corso della storia, e che al tempo stesso si ripropone proprio nel momento in cui, ipotizzando la piena integrazione (vedi Convenzione Onu) in realtà si riconferma come specifica condizione umana, con regole e caratteristiche sue.
Uno sguardo in questione
Un percorso accidentato che parte da una riflessione folgorante nella sua esattezza: «Da anni studiosi di scienze sociali e oggi anche la Convenzione dell’Onu sui diritti delle persone con disabilità», scrive Matteo Schianchi a pagina 14, «sostengono che la causa iniziale dell’emarginazione di chi è disabile non è l’handicap, la menomazione in quanto tale, ma lo sguardo che posiamo, a livello individuale e collettivo, sulla disabilità. A interporsi tra il disabile e la vita non c’è l’handicap, ma lo sguardo su di esso». E questo filo conduttore dello “sguardo” risulta penetrante e azzeccato, in una società come la nostra che fa di estetica e comunicazione i veri pilastri dell’identità umana.
Pistorius, il disabile post moderno
Ed ecco Pistorius, nuovo eroe mediatico, perché, nella mancanza complessiva di strumenti culturali, sono i media a proporre i miti, e a interpretare la disabilità sempre in termini di successo e di superamento della condizione di partenza. «Senza protesi l’atleta Pistorius semplicemente non esiste», nota Schianchi, «corpo e tecnologia diventano un unicum che va a costituire nuovamente il soggetto. Nello stesso corpo si uniscono carne, muscoli, energia e strumentazione. Non esiste tecnologia senza corpo. E viceversa».
Si annuncia dunque un futuro trionfale per i disabili post moderni? No, ecco come Schianchi coglie nel segno la contraddizione dei nostri tempi: «Se allora la tecnologia permette di recuperare, almeno in parte, quella libertà di movimento, quella autonomia che l’handicap aveva tolto, perché la maggior parte delle persone disabili continua a essere discriminata ed emarginata? Perché esclusione e discriminazione si costruiscono in altre sfere: nella profonda difficoltà di vivere in prima persona l’handicap, nella stigmatizzazione e nel rifiuto cui sono soggette le persone disabili, da parte di se stesse e degli altri» (pag. 35).
Un affresco storico
Eccezionale, per sintesi, è l’affresco storico, centrale nel libro, consente di rivivere il crudele rito greco e romano dell’esposizione dei deformi, che muoiono o vengono fatti morire. E poi di collocare correttamente il nuovo approccio caritatevole del Cristianesimo, fino all’evoluzione della medicina, alla nascita dei moderni ospedali, all’ortopedia “correttiva” dell’Ottocento, all’eugenetica del nazismo, con lo sterminio in nome della razza pura, fino alla grande fabbrica moderna di mutilati in guerra, che apre la strada alle prime provvidenze e all’associazionismo. Sono altrettanti spunti da approfondire, perché solo la memoria storica, la consapevolezza che siamo figli di errori e di crudeltà, ma anche di slanci e di utopie, religiose o illuministiche, possono aiutarci a collocare correttamente una moderna visione dei diritti e della cittadinanza delle persone con disabilità.
Un libro per tutti, come per tutti è la riflessione sulla disabilità, che ci riguarda e ci coinvolge, e in qualche misura ci sfida.
Si può usare la Carta docente per abbonarsi a VITA?
Certo che sì! Basta emettere un buono sulla piattaforma del ministero del valore dell’abbonamento che si intende acquistare (1 anno carta + digital a 80€ o 1 anno digital a 60€) e inviarci il codice del buono a abbonamenti@vita.it