Cultura
I laureati italiani non trovano lavoro
E' quanto emerge dall'indagine 'Reflex', che si e' svolta fra settembre 2005 e giugno 2006 e ha coinvolto 2.900 laureati del 2000. Promossa da Almalaurea e dalla Ue
di Redazione
A cinque-sei anni dal conseguimento del titolo, stanno svolgendo una o piu’ attivita’ lavorative retribuite (comprese eventuali attivita’ di formazione) 89 laureati europei su cento. L’Italia, con un valore non troppo distante dalla media, si trova pero’ a fondo scala (il tasso di occupazione e’ pari all’86,4%), insieme ad Austria (87,2) e Spagna (87,4).
E’ quanto emerge dall’indagine ‘Reflex’, che si e’ svolta fra settembre 2005 e giugno 2006 e ha coinvolto 2.900 laureati del 2000. La rilevazione e’ stata promossa dalla Commissione europea sulla condizione occupazionale dei laureati europei. In Italia il progetto, condotto e coordinato dall’Istituto Iard ‘Franco Brambilla’ e da AlmaLaurea, ha ricevuto il sostegno del ministero dell’Universita’ e l’appoggio della Crui. Nel complesso, sono stati circa 34mila gli intervistati dei primi 11 Paesi europei: Austria, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Repubblica Ceca, Spagna e Svizzera.
Se si tralasciano i corsi di laurea (medico, giuridico e scientifico) in cui l’ingresso nel mercato del lavoro e’ ritardato dal necessario proseguimento della formazione, il massimo di occupazione, secondo l’indagine Almalaurea, si registra fra i neolaureati in ingegneria (76%). Il tasso di occupazione e’ superiore al 70% anche nei gruppi insegnamento (73%, dove pero’ e’ consistente la quota di laureati che prosegue il lavoro iniziato prima della fine degli studi) e architettura (72%). A cinque anni dalla laurea, per i laureati dei gruppi ingegneria, architettura ed economico-statistico si puo’ parlare di piena occupazione. Da uno a cinque anni dalla laurea l’incremento del tasso di occupazione risulta particolarmente apprezzabile per i gruppi giuridico (il numero di occupati e’ salito di 57 punti, passando dal 27% all’83,5%), medico (33 punti percentuali in piu’, dal 25% al 58%), letterario (+31 punti, dal 51% all’82%) e psicologico (+31 punti percentuali, dal 57% all’88%). Rimane assai elevata la quota di laureati in medicina che prosegue la formazione post-laurea: 29%. In aumento l’occupazione per i laureati del gruppo geo-biologico (+4,7%), mentre e’ in diminuzione nei gruppi scientifico (-8,8%) e medico (-4,7%). I laureati in Farmacia mostrano un tasso di occupazione piu’ alto dei colleghi chimici (92% contro 83,5%), anche perche’ tra questi ultimi e’ piu’ che doppia la quota di chi sta ancora studiando (10%). Nell’ambito del gruppo agrario, i laureati in medicina veterinaria risultano avere un tasso di occupazione piu’ elevato dei colleghi (87% contro 81%).
A un anno dalla laurea, le differenze fra uomini e donne in termini occupazionali risultano significative: 8 punti percentuali. Lavorano 49 donne e 57 uomini su cento. I vantaggi della componente maschile, nell’indagine Almalaurea presentata oggi a Bologna, sono confermati nella quasi totalita’ dei percorsi di studio e per ogni generazione considerata, nella maggiore stabilita’ del lavoro e anche nei maggiori guadagni (1.184 euro per gli uomini contro 926 per le donne). A cinque anni dalla laurea gli uomini vantano un maggior tasso di occupazione in tutti i gruppi disciplinari (nel complesso lavorano 90 uomini su cento contro 81 donne), a eccezione dello scientifico e del linguistico dove si registra una sostanziale parita’ di genere. Per tutte le generazioni analizzate il differenziale a un anno dalla laurea si conferma sempre superiore ai 21 punti percentuali. Tra i laureati del 2005, lavora il 64% dei residenti al Nord e il 41% di quelli al Sud.
A un anno dalla laurea, l’iniziativa personale risulta la modalita’ piu’ diffusa per trovare il lavoro: la utilizzano 34 laureati su cento del 2005 (ben 42 laureati su cento tra i laureati del chimico-farmaceutico e ‘solo’ 25 su cento tra quelli dell’insegnamento). Significativo anche il ricorso all’intermediazione di familiari e di conoscenti per la segnalazione di opportunita’ lavorative, che ha permesso a 12 neo-laureati su cento di trovare un impiego (canale risultato proficuo a 17 psicologi su cento, meno ai laureati del gruppo insegnamento: 8 su cento). In ripresa la richiesta di essere segnalati a datori di lavoro, ovvero la raccomandazione: quest’anno vi hanno fatto ricorso 6 neolaureati su cento (erano la meta’ solo due anni prima).
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