Conosciamo già cosa significa mettere madri e figli in condizione di irregolarità, ancora di più se tale condizione è causa di una totale negazione dell’uomo, nel momento in cui alla persona vengono negati quei diritti di base, universali e indivisibili per tutti. La paura a rivolgersi a scuole, agli ospedali, ai pubblici uffici, il rischio per i minori di nascere invisibili, senza traccia nei registri anagrafici. Costi economici, sociali e umani elevatissimi e, in prospettiva, instabilità sociale. Perché, come sostenuto da chi affronta le disuguaglianze tra popoli nel mondo, la giustizia è la migliore via per garantire sicurezza e pace per tutti. E nello specifico, la negazione di diritti ai bambini risulta essere una grave ipoteca per il futuro.
Se il futuro sono le nuove generazioni, con passaporto italiano o di altri Paesi, il modo in cui queste entreranno a far parte della società che le accoglie è fondamentale per lo sviluppo della società stessa. E se i minori stranieri rappresentano la cartina di tornasole attraverso cui rilevare il grado d’integrazione degli immigrati in Italia, e la capacità di accoglienza della nostra società, fanno pensare quelle proposte che non riconoscono i diritti dell’infanzia che, nascendo straniera o irregolare, perde addirittura il diritto a essere riconosciuta bambina. L’Italia è un Paese mutlietnico, nonostante ci sia chi dice il contrario. Sono sbagliati gli atteggiamenti ideologici di apertura incondizionata, senza regole, come sono fuori luogo e fuori tempo quelli che negano la necessità, il dovere e l’opportunità dell’accoglienza, nella convinzione che muri e respingimenti possano garantirci da eventuali flussi.
È necessaria quindi una politica relativa agli ingressi, che dia regole, contempli possibilità realistiche e tenga fede agli impegni assunti a livello internazionale. È importante nel contempo agire sul fronte del passaggio alla cittadinanza – riducendo i tempi di naturalizzazione e snellendone le procedure – perché quelle che servono sono azioni strategiche capaci di garantire, nel segno dell’accoglienza, i diritti dell’uomo.
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