Non profit
i nuovi professoriinsegnano a mischiarsi
scuola Una professione in cui eccellono i laureati in filosofia
di Redazione

Il suo compito è ideare una didattica transdisciplinare e multiculturale: è un esperto che viene messo sempre più in primo piano anche nei programmi e nelle indicazioni ministeriali per la programmazione didattica e nell’insegnamento delle varie materie curriculari della scuola.
L’università Kore di Enna l’anno scorso ha diplomato i primi esperti di “didattica transdisciplinare”. «I nostri primi iscritti sono stati per la maggioranza insegnanti che hanno già avuto esperienza di programmazione didattica. Ma si stanno affacciando anche neolaureati in scienze della formazione, oltre che in filosofia», afferma Giuseppe Bentivegna, docente del master.
«Oggi non c’è ancora un riconoscimento istituzionale della figura del programmatore della didattica, che in realtà già esiste e opera in tutte le scuole secondarie. Ogni istituto infatti si presenta con un Pof – Piano dell’offerta formativa», afferma Bentivegna. In pratica, l’esperto di didattica transculturale è un professionista che sa cogliere la complessità dei problemi delle singole discipline per poterne fare un’analisi. È in grado di connettere mondi altrimenti risucchiati nella propria specificità.
Uno spirito che connota – secondo Bentivegna – il docente di filosofia, che nella tradizione scolastica italiana «è sempre stato il più aperto e il più disponibile ad esperimenti interdisciplinari e a nuove modalità di insegnamento e nuovi orizzonti di apprendimento». Continua il professore: «Il filosofo oggi è l’unico specialista che riesca ad avere la capacità di un approccio trasversale. È in grado non tanto di operare all’interno delle altre discipline, quanto piuttosto di mettere in comunicazione linguaggi altrimenti estranei».
Dunque nuovo ruolo nella scuola per il filosofo del XXI secolo? «La scelta di una didattica che caratterizzi la singola scuola è strategica. Non stiamo parlando solo di discipline curriculari, ma di un piano dell’offerta formativa calibrato sui bisogni anche professionali del territorio. In questo modo gli studenti possono scegliere la scuola superiore con una maggiore consapevolezza e soprattutto con un orientamento verso un percorso universitario che sbocchi in occasioni di lavoro proprio nel territorio».
Un’esigenza, quest’ultima, molto sentita soprattutto al Sud, dove la fuga dei cervelli è anticipata già al momento della scelta della sede universitaria.
L’esperto in didattica transculturale, però, non trova lavoro solo nell’ambito scolastico. Bentivegna conclude: «Questo tipo di formazione è spendibile anche nell’ambito della gestione delle risorse umane. Il filosofo ha la capacità di interpretare i fenomeni e avendo una visione transdisciplinare contribuisce a soluzioni condivise dai componenti del gruppo ufficio, azienda, ma anche la famiglia».
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