Per certi versi il Libro bianco che “rivoluzionerà” il Welfare, è una summa di esperienze positive già in fase di sperimentazione o attuazione in alcune Regioni particolarmente virtuose (dall’Emilia Romagna alla Lombardia, dalla Toscana al Veneto). Un bacino di buone pratiche al quale si è attinto anche per redigere i piani di rientro che 7 Regioni (Abruzzo, Campania, Lazio, Liguria, Molise, Sicilia e Sardegna) hanno dovuto approntare per far fronte al loro deficit sanitario. L’emergenza le ha spinte a cercare soluzioni innovative e quindi, paradossalmente, ad anticipare alcune proposte confluite poi nel Libro bianco. In particolare si è lavorato sulla inappropriatezza (economica e sanitaria) riducendo gli sprechi (ad esempio riportando agli standard nazionali il numero dei posti letto), riorganizzando l’attività assistenziale di territorio, sviluppando il sistema di cure primarie, adottando una politica del farmaco che contenesse la spesa e permettesse alle Asl di sfruttare il canale delle farmacie convenzionate per la distribuzione capillare ai cittadini. I risultati di tale impegno stanno comunque arrivando. Il Lazio, il disavanzo pro capite più alto d’Italia, ha fatto alcuni passi avanti. La Sicilia pure, tant’è che per entrambe il governo ha sbloccato dei fondi.
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