Mondo

I primi passi di una lunga alba

E' stato per un anno a capo del ministero straordinario contro la fame. Ha scritto per Vita questo rapporto sulla sua esperienza (di José Graziano da Silva).

di Redazione

La fame è un problema politico. La sua persistenza nel XXI secolo, in un pianeta con capacità produttiva e tecnologica per sfamare il doppio della popolazione attuale, denuncia la assenza di voce e diritti di 800 milioni di persone. Nel piatto dei dimenticati non manca solo pane, ma anche cittadinanza. Il menù dell?esclusione riflette la logica insostenibile di un ordine incapace di ripartire, perché senza meccanismi regolatori che democratizzino l?accesso dei poveri alle eccedenze, finanziarie e produttive. Per eliminare queste asimmetrie è insufficiente distribuire briciole, siano esse proteine o aiuto internazionale. Indispensabile è redistribuire il potere.

Pane e partecipazione
La fame non può aspettare, e fianco a fianco con le politiche d?emergenza è necessario promuovere meccanismi che permettano ai poveri di rompere il circolo ferreo della dipendenza, e di essere i protagonisti della loro emancipazione. Pane e partecipazione comunitaria sono gli antidoti che hanno ispirato il programma Fame Zero, il cui impianto ho avuto l?onore di coordinare nel primo anno del governo Lula.
La ripercussione nazionale e internazionale del programma è comprensibile. Quando lo ha abbracciato, Lula ha svelato l?insufficienza strutturale dei programmi sociali replicati altrove, sotto l?ispirazione di organismi multilaterali. Tali programmi elidono la natura sistemica dell?esclusione nei Paesi poveri, come se la miseria fosse un succedersi di storie accidentate, il cui repertorio include bassa scolarità, eccesso di figli, spreco alimentare, inettitudine al lavoro ecc. Ossia lacune individuali, e non un prodotto della storia sociale. Attribuire ai poveri le cause della povertà (e dunque la responsabilità per il suo non superamento) genera sollievo a certe élite. Per questo, le forze conservatrici dei Paesi in via di sviluppo sono abituate a ingoiare le risorse delle politiche compensative delle agenzie internazionali.

2.369 località raggiunte
Nelle 2.369 località dov?è stato implementato nel 2003, raggiungendo due milioni di famiglie povere del Nordest brasiliano, Fame Zero ha introdotto una nuova logica di politiche pubbliche sociali. La nascita di comitati gestori, formati per 2/3 da direzioni comunitarie e per 1/3 da autorità municipali, ha definito il passaporto d?ingresso al programma, trasformando la destinazione delle risorse pubbliche in responsabilità collettiva dei beneficiari.

Una nuova democrazia
La prerogativa comunitaria di ?filtrare? il Registro unico del governo, ha dimostrato che la democrazia partecipativa funziona. Il comitato gestore ha trasformato la tessera alimentare di Fame Zero in uno strumento di cittadinanza, e non in una trappola di dipendenza clientelare, usata a fini elettorali. Ed è così che si sradica la fame e l?esclusione: costruendo una spirale ascendente di redistribuzione del potere, per correggere l?ineguaglianza. E la comunità tornerà a essere importante nella vita dei cittadini, al punto da soppiantare la criminalità, solo se arriverà ad avere rilevanza nella definizione locale delle politiche pubbliche. È una strada più lunga che distribuire briciole compensatrici. Sicuramente, disturba chi si crede padrone dei voti di scambio, ma è la vera strada per il cambiamento, perché riempie gli stomachi di proteine e imbottisce la democrazia di cittadini.

Diritti sociali per tutti
Fame Zero ha inserito al primo posto nella politica sociale brasiliana il dramma della fame. Allo stesso tempo, ha generato un dibattito mondiale sulle strategie da porre in essere e sull’universalizzazione dei diritti sociali. È stata “un?esperienza ricca di una lunga alba”, per usare un?espressione di Celso Furtado. Il governo Lula è stato eletto per inaugurare questa nuova alba e, per me, è stato un onore aver contribuito al primo passo.

José Graziano da Silva*
* già ministro straordinario per la Lotta contro la fame

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