Attivazione giovanile

I ragazzi raccontano come trasformare in realtà i sogni creando comunità smart

A colloquio con i partecipanti ai percorsi formativi e di co-progettazione finanziati da Regione Lombardia con il Consorzio Cooperho AltoMilanese scs, Fondazione Triulza, Comune di Rho e Comune di Baranzate. Giovani del rhodense e del milanese che hanno provato a sviluppare progetti a impatto sociale. Ecco le loro voci

di Redazione

Hanno passioni, competenze e tanta voglia di crescere e di far diventare realtà le proprie idee stando insieme ad altri. Sono i giovani che hanno deciso di mettersi in gioco partecipando a percorsi formativi e di co-progettazione come “Ai & Giovani per una comunità smart”, per provare a sviluppare progetti a impatto sociale. Possono diventare i nuovi modelli di attivazione dei giovani per e con le comunità, se ascoltati e supportati a livello locale. 

Giovani e Ai

Emanuela Orlando lavora come ricercatrice in ambito biologico e con sua sorella Stefania e Andrea Tres, studenti universitari di scienze naturali, hanno ideato Gen Bridge – Il filo dei ricordi, per raccogliere utilizzando l’Intelligenza Artificiale le memorie delle persone anziane da condividere con la comunità e le future generazioni. 

da sx: Andrea Tres, Stefania ed Emanuela Orlando

Dario Cattaneo lavora come grafico e insieme a Marco Gazzola, che sta per diventare esperto di logistica, e “Giovanni”, appassionato di cinema e di animazione, hanno pensato a Rota Project: un sistema di raccolta e riutilizzo dei rifiuti che mira, grazie all’uso dell’Ai, a ripulire la città e a mettere in contatto le persone. Alessandro Galati invece è danzatore, video maker e fotografo e dopo un’esperienza artistica all’estero vuole sviluppare in Italia lo spettacolo interattivo Comunità, con ombrelli dotati di led colorati. 

Shawn Pinciara lavora come informatico programmatore, ma è anche artista di circo e appassionato di musica e vuole realizzare una installazione interattiva musico-multimediale per animare i luoghi e coinvolgere le persone, soprattutto i bambini e ragazzi, in attività musicali.
Lucia Aliani studia per diventare regista teatrale e cerca di portare nei luoghi di aggregazione il suo spettacolo Scatole Vuote, prosa musicata sulla difficile realtà dei giovani adulti nella società di oggi che cercano di conciliare sogni e compromessi.

Shawn Pinciara

Sono giovani del rhodense e del milanese con idee originali e brillanti non solo per se stessi e per il proprio successo, ma a favore di tutta la comunità; ragazzi e ragazze con voglia di essere protagonisti e coinvolgere le altre persone. Questi giovani vanno controcorrente rispetto al luogo comune che dipinge una società sempre più individualista, ma cercano luoghi e occasioni di aggregazione.

Formazione e co-progettazione

Hanno partecipato ai percorsi di formazione e co-progettazione finanziati da Regione Lombardia per supportarli nello sviluppo di progetti o di imprese ad impatto sociale su intelligenza artificiale, cultura, sostenibilità, innovazione: “Ai&Giovani per una comunità smart”, Bando Giovani Smart 2.0, promosso dal Consorzio Cooperho AltoMilanese scs, Fondazione Triulza, Comune di Rho e Comune di Baranzate; “Mast+ Factory”,  Programmi Regionali Fesr e Fse+ 2021-2027, promosso dal Comune di Rho e gestito da Cooperativa Sociale LaFucina onlus.

Il racconto dei giovani

Alla fine di giugno hanno condiviso un pomeriggio insieme per creare nuove connessioni e contaminazioni professionali e per condividere con rappresentanti degli enti locali, realtà non profit, aziende e cittadini come i loro progetti cercano di favorire l’attivazione dei giovani e delle persone nelle comunità. E ce lo raccontano così.

«Penso che avere intorno giovani o comunque persone di varie formazioni potrà aiutarmi nel mio lavoro di regista teatrale, non solo in termini qualitativi, ma anche a creare un progetto più ampio che raccolga anche la visione degli altri. Si tratta di non rimanere fissi sul proprio progetto e sul proprio obiettivo ma capire come creare anche nuovi punti di incontro. Io spero che questi progetti diventino una nuova forma di attivazione dei giovani e delle persone in generale perché presuppongono un modo di stare insieme e di dialogare non verticale e, quindi, non ha senso parlare soltanto ai giovani o ai meno giovani, agli anziani o solo a certe fasce. Parlare tutti insieme vuol dire anche attivarsi tutti insieme», spiega Lucia Aliani, 22 anni.  

Lucia Alliani

Volontariato e Ai

«Ho partecipato agli incontri formativi sull’intelligenza artificiale per curiosità, per capire meglio utilità e impatto, e nel percorso ho avuto la possibilità di provare ad immaginare un progetto per la comunità.  Ho pensato di sviluppare una mia idea per valorizzare le persone anziane nella nostra società. In questo momento sto lavorando come biologa ma vorrei portare avanti il progetto e spero, nel futuro, di creare un’integrazione con le mie conoscenze professionali. Anche se avevo fatto volontariato tempo fa, con questo progetto mi sono resa più consapevole dell’importanza di attivarsi per la comunità. Forse bisognerebbe valorizzare di più i giovani che fanno attività di volontariato, riconoscere in qualche modo le competenze sviluppate durante la esperienza e, soprattutto, far capire loro che quello che fanno ha un valore non solo per gli altri ma anche per se stessi, che ritorna nella tua vita», dichiara Emanuela Orlando, 25 anni. 

«Ho aiutato Emanuela nello sviluppo del progetto ed è stato molto stimolante perché è qualcosa di diverso rispetto quello che faccio e perché mi ha permesso di mettermi in gioco. Penso che avrà un impatto sia nel mio futuro professionale che come cittadina attiva. È bello fare qualcosa di utile per gli altri e anche per te, per allargare i contatti e i rapporti con gli altri e con la comunità», aggiunge Stefania Orlando, 29 anni. 

Non solo tecnologia, ma anche relazioni

«Nel mondo della logistica ho imparato come sia fondamentale non solo la tecnologia ma anche la parte relazionale e umana dei processi. La stessa cosa mi è capitata in questo percorso in cui oltre ad arricchire le mie conoscenze sull’Ai, ho avuto modo di lavorare con altri giovani, con competenze in ambito giuridico, grafico, artistico, e di confrontarmi con esperti del settore ambientale. Vogliamo coinvolgere altri giovani nel nostro progetto, non solo per il riuso anche creativo dei rifiuti urbani ma anche per creare relazioni, occasioni di incontro per persone sole o in difficoltà. Sicuramente il concetto di volontariato deve diventare più accattivante per tutti. Si potrebbe riconoscere ai giovani nel CV per il loro futuro lavorativo, per esempio; ma in generale dovrebbe passare il messaggio che in un progetto come il nostro si incontrano tante altre persone diverse con i loro percorsi, con voglia di dare agli altri, di mettersi in gioco», racconta Marco Gazzola, 26 anni.

«Prima non conoscevo bene il mondo del sociale, ero un po’ distratto, non facevo caso ad alcune cose ma adesso mi piace l’idea di pensare ad un progetto sociale per chi ha meno opportunità o è in una situazione di fragilità, entrando in relazione con diverse associazioni e persone», sottolinea “Giovanni”, 30 anni.

Portare la cultura in strada

«Voglio portare intrattenimento, divertimento, leggerezza in tutta questa tristezza che c’è intorno. Vorrei rendere il mio spettacolo accessibile a tutti, anche fuori dai teatri, senza che si debba pagare un biglietto. In Italia è super difficile portare la cultura in strada e renderla accessibile a tutti. All’estero ci sono più bandi che supportano gli artisti e c’è maggiore consapevolezza che è fattibile realizzare cose importanti mettendo insieme differenti background e pensieri diversi», afferma Alessandro Galati, 28 anni.

«La musica è un potente mezzo di aggregazione giovanile. Con il mio progetto vorrei coinvolgere le persone non in modo passivo ma facendo capire loro che quando crei musica escono fuori delle emozioni e generi un impatto che non provi se sei solo l’ascoltatore o il fruitore di un concerto o uno spettacolo. Sono laureato in informatica e ho questa passione per il circo che porto avanti da dieci anni e ora tutte queste aree sono è un po’ divise tra di loro, sono come delle bolle. Invece io immagino tra cinque anni la possibilità di mettere insieme l’area scientifica e artistica e farle diventare una cosa unica professionalmente parlando», spiega Shawn Pinciara, 25 anni 

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