Non profit

I servizi sociali a volumetria zero

Il progetto è stato presentato dall'assessore Carlo Masseroli. Ecco come funziona

di Redazione

Si può fare rotta verso la big society in stile Cameron, partendo dalla gestione del territorio della città? La risposta di Milano è un deciso «yes». Come lo stesso assessore allo Sviluppo del territorio Carlo Masseroli ha ribadito nei giorni scorsi in una riunione informale con alcune della più importanti realtà associative (fra cui Cdo/Opere sociali, Don Gnocchi, Caritas e Telefono azzurro) e i rappresentanti delle categorie del commercio e dell’artigianato del capoluogo lombardo.

Sul tavolo il nuovo Piano Servizi del Pgt (Piano di governo del territorio) approvato dalla giunta uscente e che diventerà operativo il prossimo giugno (anche se il centrosinistra ha già annunciato profondi mutamenti in caso uscisse vincitore dalle elezioni di metà maggio). «Spero non sia così», si augura Masseroli, «il nostro progetto renderà Milano un posto migliore dove vivere».

L’architrave di tutta l’impalcatura è il cosiddetto Catalogo dei servizi. Un documento (scarcabile in allegato) in cui il Comune ha messo nero su bianco le oltre 200 tipologie di servizi che l’amministrazione ritiene decisivi. «Fra questi», spiega l’assessore, «ci sono servizi tradizionali, dalla scuola, all’asilo, agli ospedali, passando per i centri aggregativi e i servizi sociali per disabili, anziani o minori, ma anche servizi più innovativi come le palestre, le fattorie didattiche, gli incubatori d’impresa, le botteghe artigiane e i cosiddetti negozi di prossimità». Il principio cardine è che i soggetti, pubblici o privati, impegnati in questo tipo di erogazione non consumano volumetria.

Facciamo un esempio: un ente decide di costruire una clinica in un’area da mille metri quadrati. Il servizio ospedaliero naturalmente è compreso nel ventaglio del Catalogo. Di conseguenza per il Comune quei mille metri quadrati corrispondono a una volumetria pari a zero e il costruttore avrà quindi diritto, per esempio, a costruire intorno al nosocomio un ristorante, un bar, un parcheggio o un albergo fino ad un massimo, ancora una volta, di mille metri quadrati. Senza nessun vincolo di destinazione dei profitti realizzati con le attività di contorno e alcun controllo aggiuntivo.

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