Mondo
Il 16% dei bambini vive in povertà
E' il dato shock sull'Italia rivelato oggi dal nuovo rapporto dell'Unicef
di Redazione

Mentre prosegue il dibattito sulle misure di austerità e sui tagli alla spesa sociale, un nuovo rapporto dell’Unicef rivela la portata della povertà e della deprivazione materiale infantile nelle economie avanzate del mondo. Nell’Unione Europea (più Norvegia e Islanda) a circa 13 milioni di bambini e adolescenti mancano gli elementi di base necessari al loro sviluppo. Nel frattempo, 30 milioni di minorenni – nei 35 paesi con economie sviluppate – vivono in povertà.
Il rapporto, realizzato dal Centro di Ricerca Innocenti dell’Unicef, esamina la povertà e la deprivazione materiale infantile in tutto il mondo industrializzato, presentando classifiche di paesi e analisi comparate. Questo confronto internazionale, dice il Rapporto, dimostra che la povertà infantile in questi paesi non è inevitabile, ma è legata alle scelte politiche; inoltre, alcuni paesi stanno facendo meglio di altri per proteggere i bambini più vulnerabili.
“Nonostante l’Italia sia tra i 15 Paesi europei più ricchi, il 15,9% dei bambini e degli adolescenti tra 0 e 17 anni vive in una condizione di povertà relativa. In questa classifica, l’Italia è agli ultimi posti: 29° su 35. I dati del Rapporto mostrano che il 13,3% dei minori vive in una condizione di deprivazione materiale”, ha ricordato il Presidente dell’UNICEF Italia Giacomo Guerrera durante la presentazione del Rapporto a Roma, alla presenza della sociologa Chiara Saraceno e del curatore UNICEF del rapporto Leonardo Menchini.
Il Report Card esamina la povertà e la deprivazione materiale infantile in due modi completamente diversi. L’analisi su questi due diversi tipi di povertà infantile è scaturita dall’elaborazione dei dati più recenti e disponibili sulla povertà e sulla deprivazione infantile in tutte le economie industriali avanzate del mondo.
La prima misura è un Indice di deprivazione dell’infanzia, derivato da un’indagine condotta da European Union’s Statistics on Income and Living Conditions (EU-SILC) su 29 paesi europei, che include per la prima volta una sezione sui bambini. Per deprivazione materiale si intende la percentuale di bambini e adolescenti che non ha accesso ad alcuni beni, servizi o attività ritenuti “normali” (sono 14 in tutto) nelle società economicamente avanzate, come fare almeno tre pasti al giorno, libri e giochi adatti all’età del bambino, un posto tranquillo con spazio e luce a sufficienza per fare i compiti, connessione Internet.
I tassi più alti di deprivazione materiale vengono riscontrati in paesi come Romania, Bulgaria e Portogallo (rispettivamente con più del 70%, 50% e 27% dei bambini e adolescenti esclusi), anche se alcuni paesi tra i più ricchi come Francia e Italia hanno tassi di deprivazione superiori al 10%. I paesi Nordici hanno il minor tasso di deprivazione tra i minorenni, inferiore al 3%.
La seconda misura esaminata nel Rapporto riguarda la povertà relativa, prendendo in esame la percentuale di bambini e adolescenti che vivono al di sotto della “soglia di povertà” nazionale – definita come il 50% del reddito medio disponibile dalle famiglie. I paesi nordici e i Paesi Bassi hanno i tassi più bassi di povertà infantile relativa, intorno al 7%. Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito hanno tassi compresi tra il 10 e il 15 %, mentre oltre il 20% dei bambini in Romania e Stati Uniti vivono in povertà relativa.
Particolarmente evidenti, nel Rapporto, sono i confronti tra i paesi con economie simili, che dimostrano come la politica dei governi abbia impatti significativi sulla vita dei bambini e degli adolescenti. Ad esempio, la Danimarca e la Svezia hanno tassi molto più bassi di povertà infantile del Belgio o della Germania, ma tutti e quattro i paesi hanno gli stessi livelli di sviluppo e reddito pro capite.
“I dati sottolineano che troppi bambini e adolescenti continuano a non avere accesso a beni o servizi di base necessari al proprio sviluppo in paesi che hanno tutti i mezzi per fornire loro la possibilità di un completo sviluppo e determinazione”, ha dichiarato Gordon Alexander, Direttore del Centro di Ricerca dell’Unicef. “Il rapporto ha anche mostrato che altri paesi hanno lavorato bene – visto che ci riferiamo in gran parte a dati pre crisi – grazie ai sistemi di protezione sociale. Il rischio è che con la crisi attuale, le conseguenze di decisioni sbagliate saranno visibili solo tra molto tempo”.
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