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Il Brasile, fra vecchie violenze e nuovi diritti
Dal Brasile parla Nuccio Iovene, rappresentante della Commissione Straordinaria per la Tutela e la Promozione dei Diritti Umani del Senato. Intervista di Laura Fantozzi
di Redazione
“600mila morti ammazzati in 10 anni, quasi una guerra civile. Basta questa cifra per capire che la violazione dei piu fondamentali diritti umani, il diritto alla vita, e ancora una realtà nel Brasile di Ignazio Lula da Silva. Se in alcune regioni, soprattutto le più industrializzate, lungo al costa e nel sud, le condizioni di vita sono decisamente migliorate, negli stati del nord e dell’ovest le violenze fisiche, economiche, politiche e sociali, sono ancora oggi aal ordine del giorno, spesso compiute dagli stessi rappresentanti delle istituzioni locali – Alla conclusione del suo viaggio in Brasile organizzato dall’ong Mlal progettoMondo, il senatore DS Nuccio Iovene, in qualita di rappresentante della Commissione Straordinaria per la Tutela e la Promozione dei Diritti Umani del Senato, analizza la complessa realtà del Paese sud americano, laboratorio politico a cui tutto il mondo guarda, modello di trasformazione economica e al contempo Stato violento, dove si fatica ad avviare una radicale trasformazione sociale. Accompagnato dall on. Giuseppe Lumia, Capogruppo dei Democratici di Sinistra nella Commissione Antimafia, Iovene ha inocontrato, tra gli altri, il segretario Nazionale dei Diritti Umani, Nilmário Miranda, il ministro per l´ambiente Marina Silva, Cesar Alvarez, consigliere del presidente Lula per tutti i progetti sociali e numerosi rappresetanti della societa civile e delle organizzaizioni non goverantive brasiliane.
“Secondo il Movimento Nazionale per la difesa dei diritti umani – riprende Iovene – negli ultimi 30 anni si e verificata una radicale trasformazione, si e passati da una violenza di tipo politico, compiuta contro tutti gli oppositori del vecchio regime, catturati, detenuti illegalmente, torturati e a volte uccisi, a una violenza di tipo sociale, una vera e propria persecuzione contro i poveri, contro chi vive nelle strade e nelle favelas. I vecchi squadroni della morte che operavano all’epoca della dittatura si sono trasformati in gruppi di sterminio, giovani alle dipendenze del narcotraffico, ex galeotti e poliziotti che fanno pulizia etnica nelle periferie, ammazzando senzatetto, meninos de rua, giovani prostitute”.
Un problema reale è la connivenza della Polizia o i sbaglio?
Si, sopratutto della Polizia Nazionale, 750mila agenti spesso poco formati e privi di un effettivo controllo, che lavorano per i 27 stati federali, e sotto la cui giurisdizione ricade quasi il 95% dei reati commessi nel Paese. Il restante 5% dei reati è seguito dalla Polizia Federale, 10 mila agenti specializzati, molto più competenti e controllati, che dipendono direttamente dal governo centrale. Per porre freno alla violenza Lula ha avviato una campagna di disarmo della società, promuovendo una legge che a breve dovrebbe rendere illegale la libera vendita di armi e promettendo un indennizzo a tutti coloro che spontaneamente consegnino pistole e fucili tenuti negli armadi di casa. Un’altra interessante proposta di legge, al momento ferma alla Camera, riguarda l’ampliamento della tipologia di reati di competenza della Polizia federale.
Dagli incontri fatti e emersa una mappa, una scala dei diritti umani più violati, qui in Brasile?
La violenza diretta, quella che parla il linguaggio delle armi e che nega il fondamentale diritto alla vita, oggi interessa i grandi centri urbani e le vie di smistamento del narcotraffico. Altrettanto forte e pero la violenza indiretta, una violenza più profonda, strutturale, che si esprime con disuguaglianze economiche e sociali, attraverso un modello di sviluppo fortemente escludente, che limita l’accesso e l’equa distribuzione delle risorse della Nazione. Fame, mancanza di lavoro, di assistenza sanitaria ed educativa sono ancora una realtà, soprattutto nelle regioni più povere.
Critica la situazione delle carceri, piu volte denunciata da gruppi della società civile e da esponenti della chiesa cattolica, come l’arcivescovo Claudio Hummes, di San Paolo.
Oltre al sovraaffollamento, alle pessime condizioni igienico sanitarie e ai pochi controlli, preoccupante e la privatizzazione degli istituti penitenziari iniziata circa sei anni fa, durante il governo Cardoso. Nei nuovi carceri è molto difficile entrare, quasi impossibile verificare le condizioni in cui vivono i detenuti.
Il traffico illegale di droga, armi e persone e un altro aspetto delle violenza presente in Brasile.
Certo. Solo sui cieli dell’Amazzonia si registrano oltre 2000 voli illegali, su 130 rotte nazionali e 120 rotte internazionali, che raggiungono anche l’Italia e l’Europa. Le zone di frontiera, soprattutto con la Colombia e con il Venezuela, precorsi obbligati per il passaggio di stupefacenti e di nuovi schiavi, sono poi altri punti critici, dove le violazioni dei diritti umani sono frequenti e sistematiche.
Il diritto ad una vita degna passa anche attraverso la tutela dell’ambiente?
Ne abbiamo parlato con l’attuale Ministro dell’ambiente, Marina Silva. Difesa della foresta amazzonica e della mata atlantica, ovvero la foresta del litorale oceanico, riciclaggio dei rifiuti solidi e soluzione del problema idrico nelle regioni aride del nord est sono le priorità del suo ministero, che negli ultimi 2 anni e riuscito a ridurre il tasso di incremento della distruzione della foresta dal 28% al 2%, impegnandosi al contempo su fronte degli produzione di organismi geneticamente modificati attraverso la costituzione di un Banco delle sementi per la biodiversita. Qui, ha ammesso Silva, i passi da compiere sono ancora molti, visto che una buona parte della produzione agricola del Paese e geneticamente modificata.
Un commento al clima politico e sociale incontrato qui in Brasile
Si respira ancora la grande aspettativa che ha animato i Brasiliani 2 anni fa, dopo la vittoria di Lula da Silva. Il suo governo ha compiuto alcuni passi importanti, in primo luogo ha aperto le porte al dialogo con le parti sociali, iniziando un confronto reale con la società civile e con le Organizzazioni non governative. Ma molti sono ancora i problemi irrisolti, e nella popolazione sta crescendo la paura che l’esecutivo non sia in grado di rispettare le aspettative, di realizzare i programmi stilati. I pareri che abbiamo raccolto sono stati differenti a seconda degli interlocutori incontrati: le associazioni sociali dicono di essere consapevoli delle difficoltà in cui si muove l esecutivo, visti i vincoli della coalizione interna e i limiti imposti dalla situazione economica nazionale ed internazionale, ma di non sono disposte ad aspettare a lungo i cambiamenti promessi; i membri del governo invece, sottolineano che la fase di transizione che il Brasile sta vivendo ha imposto, in primis, un forte impegno sul fronte economico, per non perdere la credibilità internazionale, e che solo adesso inizieranno le modifiche piu radicali nella politica interna.
Quali sono oggi le priorità della Commissione Straordinaria per la Tutela e la Promozione dei Diritti Umani del Senato di cui lei fa parte?
La Commissione è stata istituita per la prima volta durante questa legislatura ed è nata sull’onda dell’esperienza del Comitato contro la pena di morte che operò nella precedente legislatura. Continuiamo a lavorare per l’abolizione della pena capitale e sul fronte della tratta internazionale di esseri umani. Negli ultimi mesi ci siamo recati in Zambia, in Uganda e in Sierra Leone per affrontare il drammatico problema dei bambini soldato, in Colombia, Macedonia e Kossovo per verificare come nascano e si organizzano i flussi dei nuovi schiavi. Per quel che riguarda il Brasile, il primo passo da compiere è il rafforzamento delle relazioni bilaterali, che in parte si sono indebolite e incrinate negli ultimi 3 anni: solo cosi potremo poi collaborare in modo più efficace con governo e societa civile sul fronte della tutela dei diritti umani.
Per finire, uno sguardo all’Italia
Il nostro Paese ha subito una brusca frenata rispetto ad una serie di temi che riguardano la promozione e la tutela dei diritti umani. Siamo stati la Nazione che più ha lottato per la creazione della Corte Penale Internazionale, e oggi che questa è operativa noi non abbiamo ancora adeguato la nostra legislazione. Ferma è anche la discussione parlamentare sulla cancellazione definitiva della pena di morte, anche in caso di guerra, dal testo della nostra Costituzione, cosi come il riconoscimento dei nuovi parametri per la definizione della tortura. Infine preoccupante la situazione di sospensione del diritto a cui sono sottoposti moltissimi immigrati, detenuti per 60 gironi nei cosiddetti centri di permanenza temporanea, dove i diritti piu fondamentali, come quello della liberta personale, vengono meno.
Il progetto del Mlal-ProgettoMondo: Professione difensore
Il progetto triennale è stato promosso dal Mlal in tre stati del Brasile (Pernambuco, Paraiba e Bahia). Approvato dal Ministero degli Esteri, è partito nel maggio del 2001. L’obiettivo è promuovere i diritti umani in tutti i contesti, con la formazione di personale dirigente, operatori di organizzazioni non governative, operatori di istituzioni carcerarie e di associazioni, e con il sostegno diretto ad associazioni e organizzazioni che si occupano di temi quali la giustizia, i carcerati e i bambini di strada. Grazie al lavoro di un comitato scientifico internazionale, in collaborazione con le università dei tre Stati interessati, si elaborerà un curriculum di studi ad hoc per diventare difensore dei diritti umani e per il riconoscimento legale di questa professione. Investimento previsto, 2.080.520 ?, l’impegno del Mlal è per 200.063 ?. Per chi L’attività di formazione va a beneficio di 500 persone e delle relative associazioni e organismi che rappresentano (e che coinvolgono circa 5 mila persone). Perché qui La vita quotidiana in questi tre stati del nord-est del brasile è caratterizzata dalla violazione costante dei diritti umani. E’ quindi necessario ricreare la base di garanzia minima e indispensabile per ogni convivenza civile rafforzando le entità che già lavorano nell’ambito dei diritti umani ma che non hanno alcun riconoscimento giuridico né la possibilità di accedere ai finanziamenti pubblici.
Livelli di intervento 1) Invio di tre volontari Mlal (1 sociologo, 1 laureato in legge, 1 laureato in scienze politiche). 2) Formazione attraverso 14 corsi sui temi di giustizia, minori, discriminazione razziale, violenza urbana e rurale, illegalità, vita carceraria. 3) Elaborazione di un nuovo curriculum scolastico sulla difesa dei diritti umani. 4) Istituzione di uno sportello informativo per raccogliere denunce e offrire aiuto. 5) Sostegno alle associazioni coinvolte.
Partner locali Fondazione Joaquim Nabuco di Recife; Mndh, Movimento nazionale dei diritti umani; Cendhec, Ong di Recife; Sempri, Ong di Recife, Forum delle entità dei diritti umani della Bahia; Unversità di Joao Pessoa, Recife, Salvador e Brasilia. Enti locali coinvolti Fondazione Fontana (Padova)
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