Mondo

Il Canada “abolisce” la cooperazione. In Italia che succede?

Le reazioni dei nostri blogger. Marelli: «Ombre inquietanti sugli altri Paesi donatori». De Ponte: «la rinuncia all’Agenzia non comporta la rinuncia unilaterale del Canada a fare cooperazione nel mondo

di Redazione

«La chiusura dell’Agenzia per la cooperazione allo sviluppo deliberata dal governo canadese, al di la dei commenti e delle reazioni suscitate a livello nazionale, proietta ombre inquietanti sugli altri Paesi donatori». Così saluta la notiza Sergio Marelli sul suo blog “Non governativo”.

Il motivo della chiusura è il solito, la necessità di tagliare il bilancio, ma la sorpresa è stata che la decisione non è stata salutata da tutti come una disfatta, ma al contrario si sono levate alcune voci controcorrente che sostengono che, in fondo, gli aiuti allo sviluppo dei governi non servono a molto.

Per Marelli però «non è certo una novità quella delle non poche inefficienze degli Aiuti allo Sviluppo. Ma, come fatto dal Canada, assumere decisioni basate sulle analisi parziali dei macro indicatori dello sviluppo, ovvero quelle che non considerano adeguatamente i parametri distributivi della ricchezza all’interno dei Paesi e si fermanno unicamente sui grandi numeri dei PIL nazionali misconoscendo l’impatto degli aiuti nelle situazioni di povertà estrema comunque presenti, apre i dubbi sulla sua strumentalità giustificatoria di precise scelte politiche».

Con lo stesso tema si è confrontato anche Marco De Ponte sul suo “De-pontificando. Per il segretario generale di Action Aid però «la situazione canadese non può essere ridotta alla tesi secondo cui chiudere l’Agenzia comporti la rinuncia unilaterale del Canada a fare cooperazione nel mondo: infatti, accanto all’editoriale di Doug Saunders, apparso su The Globe and mail, figurano altri autorevoli commenti che chiariscono come la cooperazione sarà accorpata a un neonato Dipartimento per gli Affari Esteri, il commercio internazionale e lo Sviluppo; una configurazione del resto già presente in altri Paesi, come evidenziato da uno studio messo a punto da ActionAid. Sempre per andare al di là di ogni semplicistica conclusione (gli aiuti servono o non servono), un altro autorevole commento – quello di Janice Gross Stein, direttrice della Munk Schoolof Global Affairs dell’Università di Toronto, sottolinea come proprio questa nuova organizzazione della cooperazione canadese potrebbe favorire un approccio più attento alla coerenza delle politiche, sebbene comporti parallelamente il rischio che le “priorità di politica estera influenzino i programmi di aiuto allo sviluppo”».

A questo punto lo sguardo torna rapidamente in Italia. Sia De Ponte che Marelli sottolineano l'incontro tra il Terzo Settore e Bersani. Per il “Non governativo” la speranza è che «la non menzione di questa necessità tra le priorità indicate dal Forum del Terzo Settore alla consultazione con il Premier incaricato Bersani, sia solo un imperdonabile refuso del comunicato stampa diramato ad incontro avvenuto e non un ben più grave declassamento della cooperazione internazionale tra le politiche che ci si può permettere quando le casse dello Stato sono floride».

De Ponte invece va oltre. «Il Segretario del PD e premier incaricato Bersani ha consultato diverse parti della società civile organizzata e impazza il toto-ministri» spiega sottolineando che «non è chiaro come si voglia ripartire da quanto lasciato in sospeso dalla scorsa legislatura e dall’esperienza di un Ministro per la Cooperazione (senza portafogli) nella storia della Repubblica italiana. Elementi che devono essere valutati perché la cooperazione diventi una componente qualificante delle relazioni internazionali dell’Italia, con decisioni fattive che il nuovo Governo dovrà prendere: l’esistenza di un alto referente politico alla guida del settore e una riforma legislativa organica».

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