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Il caro-tariffe aguzza l’ingegno: ora il non profit gioca in attacco

Mailing la nuova stagione degli invii

di Redazione

Tirarsi fuori dal “rimpiattino” Poste-governo. È questa la priorità, per il prossimo futuro, delle associazioni non profit. Proprio in questi giorni è trascorso l’anniversario di un anno rispetto al famigerato decreto interministeriale del 30 marzo 2010, che ha cancellato le tariffe postali agevolate per il non profit rendendo insostenibili gli invii di comunicazioni con soci e donatori.
Dopo un anno di battaglie, i risultati sono a dir poco sconfortanti: non sono mai stati rilasciati i 30 milioni di euro promessi all’interno del decreto Incentivi e poi nel Milleproroghe, non si è trovata la quadratura del cerchio con Poste per una tariffa commerciale calmierata. E in questi mesi “caldi” in cui si concentrano le campagne di comunicazione per il 5 per mille, gli enti cercano strategie alternative per evitare lo scompenso dei budget.
L’orientamento generale è di ridurre, compattare, ottimizzare i messaggi: «Abbiamo cancellato la campagna specifica per il 5 per mille perché è troppo onerosa», spiegano da Coopi, «ma faremo un focus nel nostro notiziario di maggio». Anche Avis nazionale ha ridotto il bimestrale da 6 a 5 numeri, con un aumento di pagine. «E riceviamo quotidianamente chiamate dalle associazioni locali che lamentano grandi difficoltà», confermano dalla sede.
Non hanno rinunciato agli invii, almeno per ora, ma hanno deciso di aumentarne l’appeal alla Fondazione Aiutare i bambini: «Abbiamo migliorato la parte grafica, aggiunto dépliant e cartoline allegate al notiziario. L’obiettivo è quello di migliorare sempre di più la redemption», dicono dall’ufficio Comunicazione.
Tutti, infatti, sono consapevoli di una cosa. «Rivedere le strategie, ridurre la quantità degli invii, evitare iniziative verso potenziali donatori… tutto questo nel lungo termine ci farà male», commenta Gabriele Eminente, direttore Finanza e Risorse umane di Msf. E proprio guardando avanti, l’organizzazione ha deciso di effettuare test su distributori alternativi, valutando l’opzione di abbandonare Poste. Mfs non è sola: anche altri grandi nomi stanno cercando strade alternative.
«È fondamentale che in questo momento il non profit trovi una convergenza», riflette Stefano Malfatti, responsabile Fund Raising della Fondazione Don Gnocchi. «Bisogna uscire dal ricatto a cui ci ha costretto questo rimpiattino tra governo e Poste, nel quale una programmazione congrua delle campagne è diventata impossibile. Una strada percorribile è l’aggregazione della domanda», prosegue Malfatti, «in modo da diventare competitivi con un’offerta aperta non solo a Poste, ma anche a tutti gli attori del mercato spedizioni».

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