Non profit
Il circolo virtuoso delle rimesse
L'ultimo lo ha varato Frattini in Senegal. Ma sono molti i progetti di cooperazione che puntano a far fruttare in loco il denaro che arriva dagli emigrati
di Redazione
Dietro c’è Mida. Non il re della mitologia greca, ma Migration for developement in Africa, un progetto realizzato in Italia dall’Oim – Organizzazione mondiale per le migrazioni e sostenuto dal ministero degli Affari esteri, che dal 2003 ad oggi ha cofinanziato 18 progetti d’impresa in Senegal, Etiopia e Ghana gestiti da persone immigrate in Italia. La parola chiave è cosviluppo: valorizzare le potenzialità della diaspora per favorire iniziative imprenditoriali e di cooperazione nei Paesi d’origine. Mida ha sfruttato il meccanismo del tre per uno: un terzo del budget dei progetti lo hanno messo le associazioni di immigrati, un terzo il Mae e un terzo altri partner istituzionali (come gli enti locali) o privati.
È una linea, quella del cosviluppo, che la cooperazione italiana ha intenzione di sviluppare, a giudicare dal primo viaggio in Africa del ministro Franco Frattini. Dal 9 al 13 febbraio il titolare della Farnesina ha toccato Angola, Nigeria, Sierra Leone e Senegal. E a Dakar, insieme ai colleghi senegalesi dei ministeri per Famiglia, per i Senegalesi all’estero e per le Piccole e medie imprese, ha lanciato Plasepri – Piattaforma di appoggio al settore privato, un programma che prevede un finanziamento a credito di aiuto del governo italiano al governo senegalese di 20 milioni di euro, oltre a un finanziamento a dono di 3,7 milioni. L’obiettivo è aumentare gli investimenti produttivi da parte delle piccole e medie imprese senegalesi, per generare opportunità di impiego in loco. E di promuovere iniziative che coinvolgano anche associazioni di immigrati in Italia.
Nel nostro Paese i senegalesi sono la comunità africana più numerosa. Stando ai dati del Viminale, i regolari sono 46.696 e le rimesse inviate ogni anno in Senegal tramite le banche raggiungono i 550 milioni, circa l’8% del Pil del Paese africano. Se a queste si aggiungono le rimesse trasmesse per altri canali, si arriva a 760 milioni. «In Europa esistono già pratiche avanzate per valorizzare le rimesse per creare sviluppo», spiega Andrea Stocchiero del Centro studi di politica internazionale. «Bisogna però distinguere tra rimesse individuali e collettive. È più facile intercettare le seconde, ovvero fondi messi a disposizione da associazioni di immigrati».
In Italia i progetti del terzo settore sono all’inizio. È di gennaio l’avvio di «Migranti per lo sviluppo», un progetto consortile promosso da Ucodep, Ipsia (ong delle Acli), Arcs (ong dell’Arci) e WWF Italia, che ha ottenuto un finanziamento dal Mae di circa 393mila euro. Nel 2009 il consorzio promuoverà in sette regioni italiane laboratori di progettazione di cosviluppo, formando gli immigrati e coinvolgendo le amministrazioni locali, e creerà un sito “rimesse trasparenti” che metterà a confronto i costi dei servizi bancari di trasferimento di denaro all’estero. Sul territorio saranno soprattutto gli sportelli Acli ed Arci a informare gli immigrati, sia dell’esistenza del sito che della possibilità di presentare progetti di cosviluppo. «L’iniziativa nasce dal tavolo di coordinamento Migrazione e sviluppo che abbiamo creato un anno fa con Cespi, Banca Etica, Arci e Acli e Consorzio Etimos», spiega Roberto Barbieri di Ucodep, «e l’obiettivo è sviluppare un percorso comune». A lavorare con associazioni di immigrati senegalesi in Italia è anche Coopi, ong con sede a Milano. «Per il momento siamo ancora alla formazione», spiega Alessandra Soprano, «ma stiamo ragionando sulla possibilità di valorizzare le rimesse, nell’ambito di un programma di microfinanza che Acra, ong con la quale collaboriamo, sta sviluppando in Senegal».
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