Non profit
Il colosso di cementotornerà ospitale
housing sociale A Baggio il progetto di recupero del celebre Marchiondi
di Redazione

Una cordata sociale. Potremmo definire così quella che, formata da una rete regionale di imprese sociali, da una fondazione, dall’università e da una banca, si propone di recuperare all’uso collettivo una struttura edilizia il cui modello è conservato al Moma di New York. Noi che l’ospitiamo, fin qui, abbiamo trattato maluccio l’originale: l’edificio progettato dall’architetto Vittoriano Viganò secondo lo stile chiamato “brutalista” è in stato d’abbandono da più di dieci anni. Se tutto va bene, l’Istituto Marchiondi (costruito nel 1957) sarà restituito al quartiere milanese di Baggio entro tre anni.
E fra queste ultime, non per caso, l’emergenza abitativa, anche nella declinazione della residenzialità temporanea. Il progetto, che nel 2006 vince il bando comunale, prevede di recuperare il Marchiondi creando strutture di accoglienza per universitari, per persone che hanno necessità di vivere per qualche tempo nella metropoli lombarda, per quanti attraversano una fase di disagio.
Dall’interlocutore però ricevono solo dei “niet” trincerati dietro il rispetto letterale della concessione d’uso (per 35 anni). Finché – ed è il primo ingresso nella cordata – interviene Fondazione Cariplo che, conosciuto il progetto, lo appoggia e avvia una mediazione con la burocrazia. Le cose si mettono al meglio con l’ingresso del Politecnico di Milano, il quale intende dare il suo sostegno al recupero del Marchiondi, anche perché all’università interessa avere a disposizione residenze per i suoi studenti. La notizia che probabilmente il ministero dell’Università darà al Politecnico un contributo (a fondo perso) di 11 milioni di euro, sblocca la situazione. Con quelli messi a disposizione dalla Fondazione Cariplo e con i tre milioni che le imprese sociali investiranno, siamo a quota 17 milioni.
Una bella scommessa non c’è che dire. Anche perché «per gestire tutto ciò sarà necessaria una collaborazione fra cooperative diverse e tra diverse tipologie di cooperazione. Non avrebbe senso partire da zero. Meglio avvalersi delle specifiche competenze e visto che serviranno servizi diversi – dalla manutenzione alle mense, alla gestione di iniziative culturali – si lavorerà in sinergia e integrando le diverse esperienze. Anche da questo punto di vista questa esperienza richiederà un ulteriore salto di qualità da parte delle imprese sociali», prosegue Zandrini.
«Nella logica del cantiere sociale», commenta Zandrini, «ciascuno ha messo a disposizione quel che poteva: la Fondazione Cariplo, il Politecnico, Banca Prossima che è pure partner importante, il sistema consortile con tutte le sue relazioni e soprattutto le cooperative che sono poi quelle che gestiranno la struttura».
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