Welfare

Il direttore del carcere di Trieste: «Manca tutto. Cittadini, aiutateci»

di Redazione

Il terremoto in una galera
Il terremoto è atroce sempre, ma viverlo chiusi dentro un carcere ti dà la percezione di una totale impotenza. Ce lo racconta un detenuto italiano, Salvatore Allia, ricordando la sua esperienza a Udine: «Pochi giorni fa il terremoto in Abruzzo mi ha fatto pensare, oltre che alle vittime, anche ai miei compagni detenuti che hanno vissuto i momenti delle scosse chiusi dentro le loro celle. Io ricordo che, in carcere a Udine, eravamo sulle brande a guardare la televisione, quando il separé del bagno si mise a tremare, e dopo un primo momento di incertezza realizzammo che si trattava di un terremoto. In 11 nella stessa cella, ricordo solo l’istinto di fuggire il più velocemente possibile da quel posto chiuso, e il fatto di non poterlo fare mi ha fatto vivere una situazione di angoscia che non auguro a nessuno. Ripensando a cosa vuol dire trovarsi rinchiusi come topi in gabbia mentre il mondo intorno crolla, mi vengono in mente tutte le vecchie galere italiane che di antisismico non hanno niente».

In carcere manca tutto, anche la carta igienica
«Chiunque può immaginare che succederebbe a casa sua se, di colpo, si ritrovasse il doppio delle persone nella stessa metratura, e con gli stessi servizi». È il direttore del carcere di Trieste, Enrico Sbriglia, a lanciare un appello alla città, chiedendo di aiutare il carcere. Perché ormai manca tutto, perfino la carta igienica: «Stiamo cercando di rispondere all’emergenza con soluzioni tampone in tempi velocissimi. Se ci arrivasse qualcosa da fuori, dagli stessi cittadini, dalla carta igienica ai prodotti per la pulizia personale, saremmo loro grati. Sono tutte cose che dovremmo acquistare, ma non abbiamo risorse adeguate».

Quel carcere tutto italiano in Albania
Nel 2003 venne inaugurato in Albania, a Pequin, un carcere costruito a spese dell’Italia, destinato ai detenuti in arrivo da San Vittore, Poggioreale, Regina Coeli e dalle altre sovraffollatissime carceri italiane. Il carcere, costato circa 8 milioni di euro, ha una capienza di 500 posti. Ma dall’Italia finora non è stato trasferito quasi nessuno, e sono a tutt’oggi più di mille i detenuti albanesi con condanne definitive ospiti delle nostre galere.

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