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Il dizionario nonbdigerisce il felafel
neologismi Cosa c'è e cosa no nei principali vocabolarii
di Redazione
I cibi arabi solo in piccola parte sono entrati nel
De Mauro o nel Devoto Oli. Come se ancora non fossero parole d’uso. A volte fanno più veloce ad entrare certi neologismi dello slang parlato, che non questi termini che hanno secoli
di storia alle spalle…
P er secoli, commercianti, viaggiatori, invasori, e per ultimi gli immigrati, si sono scambiati usanze e costumi a vicenda; i Fenici e i Cartaginesi esportarono l’uso del frumento e della semola che i Berberi adottarono per fare il couscous, il loro piatto nazionale. Dal VII secolo in poi, gli arabi importarono le spezie: lo zafferano, la noce moscata, la cannella, lo zenzero e il chiodo di garofano hanno fortemente influenzato le abitudini culinarie del Nord Africa. I Turchi ottomani hanno esportato nel mondo arabo la pasticceria dolce e altri prodotti di forno, unificando in questo modo la composizione dei piatti della regione.
Venendo ai tempi nostri invece, che cosa c’è di nuovo nel menu dei ristoranti e nel linguaggio quotidiano degli italiani?
Se E morì con un falafel in mano oppure Couscous sono titoli di film recenti, «È dolce come un baklawa», «Prendiamo una pizza-kebab» accanto a «Andiamo a cena dal mio kebabbaro di fiducia» sono ormai frasi consuete per molti giovani italiani. Questo nel parlato. E nei vocabolari? Sfogliando le pagine del nuovo supplemento del Grande dizionario italiano dell’uso diretto da Tullio De Mauro, ci si imbatte nella presenza dei prestiti dalle lingue straniere in un’ottica spiccatamente “globalizzata”: notevole è infatti lo spazio concesso nel volume a vocaboli che si riferiscono ai precetti e riti delle diverse religioni come hared, rosh ha-shanan e seder per l’ebraismo, eid al-adha, eid al-fitr, halal, Muharram, takfir per l’Islam, czaouia, gompa, sangha per il buddhismo, e inoltre zafu «cuscino usato per la meditazione zen». Per quanto riguarda la cucina sono registrati molti lemmi relativi alla dieta giapponese come maki, misoshiru, nigiri, ramen accanto ai diversi tipi di the giapponesi e cinesi: matcha, gyokuro, orange pekoe, pu-erh.
Sfogliando i dizionari storici come lo Zingarelli, il Disc, il Grande dizionario della lingua italiana del Battaglia e infine il Devoto Oli, si apprende che parole come kebab oppure couscous sono state registrate da decenni se non da secoli. Kebab risale al 1962 mentre couscous ha fatto il suo ingresso nei dizionari italiani dal XIV secolo. Rimangono invece ancora escluse dai dizionari termini come
Eppure tutte queste accezioni sono state registrate da vari siti internet, si trovano nei menu dei ristoranti e negli articoli di giornali nelle sezioni che si occupano di tematiche relative agli extracomunitari. Infatti il termine “kebabberie” compare nell’articolo «Aperti di notte per il Ramadan» del 13 settembre del 2007 pubblicato su Repubblica, e ritorna anche in un articolo, «Lega: stop alla vendita di kebab in centro», sul Corriere delle Sera del 18 luglio 2008. Mentre è termine consueto in vari annunci di vendita di locali su www.ebay.it.
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