Mondo
Il futuro? Tutto in mano ad al-Bashir
All'unico presidente incriminato dalla Corte penale internazionale il delicato ruolo di ago della bilancia
di Redazione

Il suo regime è entrato nelle “liste nere” dell’Onu, degli Stati Uniti e dell’Europa per la violazione dei diritti umani, la spietatezza della repressione nei riguardi di oppositori e ribelli, l’ospitalità offerta all’hit parade del terrorismo internazionale. Individualmente, lui, il generale e presidente Omar al-Bashir, gode il poco onorevole privilegio di essere l’unico capo di Stato incriminato dalla Corte penale internazionale. Ma il Sudan è troppo importante per essere semplicemente messo al bando con un pacchetto di sanzioni. Nel male o nel bene il Sudan è una priorità: un po’ vittima della geopolitica, un po’ abile e spregiudicato nel lucrare sui vantaggi di posizione. Il 2010 potrebbe essere per Bashir l’anno delle scelte senza appello.
Bashir non ha più il monopolio delle risorse, l’acqua, la terra e la cultura, che ha giustificato l’egemonia della regione nord-orientale, il nocciolo duro del Sudan arabo-islamico.
Sulla base del Comprehensive Peace Agreement del 2005, nell’aprile del 2010 dovrebbero svolgersi le elezioni generali. Sarà un primo appuntamento carico di ambiguità e pericoli. In teoria, il Sudan dovrebbe costituire un parlamento a livello nazionale, con un confronto a tutto campo fra le due forze politiche che dominano rispettivamente nel Nord e nel Sud. Il responso non lascia tranquillo né il National Congress Party (Ncp) di Bashir né il Sudanese People’s Liberation Movement (Splm) di Salva Kiir, vicepresidente al centro e soprattutto capo del governo sudista con sede a Juba. È probabile che il voto, se ci sarà, magari con un rinvio per motivi organizzativi, susciterà polemiche e recriminazioni. A pochi mesi di distanza, nel gennaio 2011, il Sud dovrebbe essere chiamato a pronunciarsi sulla sorte definitiva delle province meridionali. Molti si aspettano che una vittoria (una grande vittoria?) nelle elezioni nazionali autorizzerà Bashir a ostacolare o espropriare il referendum. A tutt’oggi, non è stata neppure trovata un’intesa sul tracciato del confine fra il Nord e il Sud. Sembra inevitabile che l’eventuale Sud-Sudan nasca in condizioni politiche e ambientali tanto precarie da portare a un fallimento o a un conflitto.
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