Famiglia

Il j’accuse di don Benzi

A Riccione il decimo convegno nazionale dell’Associazione Giovanni XXIII

di Giampaolo Cerri

Don Oreste Benzi torna a parlare di adozione e affido, in occasione del decimo convegno della sua associazione su ?adozioni e affidi?. Tre anni fa, proprio da queste colonne chiese di chiudere tutti gli istituti. E oggi il ?prete coraggio? mantiene le sue posizioni di sempre: non cambia idea e lancia una sasso, se non un mattone, contro il governo incapace, secondo lui, di emanare un decreto che chiuda gli istituti. «Non solo», aggiunge don Benzi, «bisogna impedirne la trasformazione in cripto-istituti o in strutture familiari che di familiare non hanno niente se non il nome». Aboliamo gli istituti Don Benzi ha paura: teme che si creino mini-istituti che riproducono in piccolo, quindi peggiorandole, le condizioni degli istituti tradizionali. In realtà c?è famiglia là dove ci sono un papà e una mamma che dedicano tutta la loro vita, in una dedizione totale. Ma le obiezioni a questa ragionevole posizione sono parecchie: nel Sud, per esempio, mancherebbe una cultura dell?affido in grado di poter far fronte al bisogno. «È assolutamente falso», continua senza incertezze don Benzi. «Lo Stato e certi operatori non fanno altro che incentivare gli istituti. Se si incentivasse l?affido, invece, oggi gli istituti sarebbero chiusi». I numeri danno ragione a don Benzi: in Italia le famiglie disponibili all?accoglienza superano il numero di bambini residenti in istituto. A ogni bambino una famiglia Occorre una buona dose di coraggio per affrontare la situazione: «Se si facesse la scelta ?a ogni bambino, una famiglia? e si camminasse su questa linea, risolveremmo il problema. Ma oggi si continua a mettere in istituto bambini di due mesi assieme agli adolescenti, solo perché è più comodo. Vergogna!». Il problema è che si pensa al bambino solo come una fonte di bisogno materiale: un tetto, lo studio. Mentre si ignorano le sue esigenze spirituali, affettive, come non esistessero. Fin qui le feroci critiche di don Benzi. Ma c?è anche la pars construens. «Propongo di introdurre l?affidamento domiciliare e l?affiancamento della famiglia da parte di uno o più nuclei familiari. In questo modo si aiuterebbe il minore nella famiglia d?origine, trasferendolo ai genitori affidatari solo nel momento in cui il disagio familiare si fa più acuto». E, nell?idea di don Benzi, non c?è spazio per corsi di formazione delle famiglie per provarne l?idoneità: «Tutte sciocchezze. Bisogna provare, altro che corsi! L?informazione non è formazione. L?unica risposta possibile è quella di genitori che educano i loro figli e di ?come? li educano. Bisogna guardare alla vita delle persone e a come la spendono. C?è in giro una gran voglia di burocratizzare tutto: è una statalizzazione progressiva e pericolosissima». Per quel che riguarda le adozioni, poi si tratta di «dare la possibilità al bambino adottato, di conoscere la propria origine. Constatiamo che è un bisogno di tanti ragazzi: molte adozioni falliscono per questo. E se ciò fosse possibile, non assisteremmo a rientri nella famiglia di origine ma a figli che scelgono liberamente e consapevolmente i loro genitori adottivi». Difendiamo i più indifesi Non sempre, però le storie familiari dei ragazzi lo consentono. E don Benzi ha una risposta anche per questo. Basterebbe inaugurare una sorta di ?adozione aperta?: «Mantenere un contatto con la famiglia d?origine, magari nella persona di un parente, di uno zio o di un nonno. Sarebbe fondamentale quando il bambino adottato avesse già raggiunto un?età in cui comunque si costruiscono rapporti affettivi importanti». E per concludere una stoccata anche alle adozioni internazionali: «L?80 per cento dei bambini adottati sono bambini poveri, ma non senza famiglia! Perché portarli via e non dar loro la possibilità di crescere nel loro ambiente? Le conseguenze sono molto gravi. Chiediamo un osservatorio su queste adozioni, per verificare come procedono nell?interesse del più povero, del più indifeso. La scheda Le cifre dell?adozione in Italia 40 mila Sono i minori attualmente ospitati negli Istituti italiani. Per molti di loro l?affido rappresenterebbe l?unico modo per avere una famiglia 600 mila sono le coppie italiane in attesa di adottare un bimbo

Partecipa alla due giorni per i 30 anni di VITA

Cara lettrice, caro lettore: il 25 e 26 ottobre alla Fabbrica del Vapore di Milano, VITA festeggerà i suoi primi 30 anni con il titolo “E noi come vivremo?”. Un evento aperto a tutti, non per celebrare l’anniversario, ma per tracciare insieme a voi e ai tanti amici che parteciperanno nuovi futuri possibili.