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Il lamento dei separati in carcere

di Redazione

Uniti? Il nostro è un Paese che in questo periodo non riesce proprio ad apparire coeso. Persino la morte dei nostri sei paracadutisti, caduti uccisi in un violentissimo agguato a Kabul, ha portato a comportamenti diversi. Mentre a Roma si celebravano i funerali, in molte scuole, ha denunciato il ministro Gelmini, non si è voluto osservare un minuto di silenzio. Per ragioni ideologiche. Nei giorni precedenti, c’è stato anche chi ha scritto sui muri: meno 6. Come dire ben gli sta. Sono morti sei feroci soldati delle truppe d’occupazione occidentale. E simmetricamente L’Altro, diretto da Pietro Sansonetti, ha titolato: «Abbasso la retorica, abbasso la patria», spiegando che la giornata di dolore si è «trasformata in una orrenda speculazione nazionalista e guerrista».
Guerra. Il clima di scontro e di guerra si è percepito anche nella difficile frontiera dell’integrazione. È il caso di Sanaa, la ragazza marocchina uccisa vicino a Pordenone dal padre che era contrario al suo matrimonio con un ragazzo italiano. Daniela Santanchè è a sua volta stata malmenata da alcuni estremisti per aver inscenato una manifestazione di protesta contro la violenza alle donne. I giornali poi si sono divisi fra chi ritiene che sia uno scontro di civiltà e chi smentisce che il caso di Sanaa sia «un delitto di fede islamica», ma solo uno scontro tra generazioni. Che non sanno più comunicare.
Divisi. Lei a Vercelli, lui a Parma. Olindo e Rosa Bazzi non ce la fanno più. Divisi, lontani, con pochi contatti epistolari, si sono fatti trascinare nel gorgo della depressione. Lei è molto depressa, lui sta male e già una volta è stato trasferito perché si è dimostrato troppo aggressivo con le guardie carcerarie. Ora si preoccupa di loro un giudice, Nadia Buttelli, magistrato di Reggio Emilia che “sorveglia” il carcere di Parma, e che rimette in discussione la decisione, che risale al 23 dicembre di un anno fa, di dividerli. La loro lontananza forzata è l’unica vera “pena” che finora ha mostrato di preoccupare e mettere in crisi la coppia. Una relazione del carcere di Parma descrive Olindo affetto da «ansia e flessione dell’umore legata all’inattività e alla diminuita possibilità di contatto con la moglie». Il provvedimento della giudice Buttelli, protocollato venti giorni fa, si chiude disponendo l’acquisizione dei motivi che hanno determinato la separazione dei due condannati all’ergastolo, aprendo la porta alla possibilità di un loro riavvicinamento. Dobbiamo credere nel loro amore? L’unico sopravvissuto alla strage, Mario Frigerio, pensa di no, che non dobbiamo loro credere e che l’unica vera pena per loro è la separazione.

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