Non profit

Il manager dell’housing sociale

Luciano Balbo - Oltre Venture

di Redazione

Luciano Balbo, milanese di 63 anni, sposato, con due figli, è il presidente di Oltre Venture. Nel 1988 crea, con il socio Luigi Sala, la Bs Ventures, un gestore di fondi chiusi per fare management buyout. Da qui comincia una strada personale che lo porta a creare, nel 2002, la Fondazione Oltre, per il sostegno al non profit, e nel 2005 Oltre Venture, una holding di partecipazione pensata per posizionarsi in maniera intermedia tra profit e non profit.
Che anno è stato per voi il 2011?
Buono dal punto di vista dei progetti, in particolare per l’inaugurazione dell’housing sociale temporaneo di “Via Ivrea 24” a Torino. Una struttura di 10mila metri quadri con 250 posti letto rivolta alle fasce sociali deboli. In più, per quello che riguarda PerMicro, c’è stato l’ingresso molto importante di Bnl. Le difficoltà sono tutte sulla raccolta fondi. La crisi si fa sentire. Per questo stiamo cercando di cambiare strategia. Il nostro tentativo è di cominciare a rivolgerci non più solo ai privati ma anche ad investitori istituzionali. Come ad esempio il Fondo Europeo d’Investimenti o il Fondo Italiano d’Investimenti.
Su quali temi insisterete nel futuro?
Le aree più significative della nostra esperienza sono l’housing sociale e la sanità. Vediamo in questi due segmenti i punti in cui concentrare gli sforzi sia per quello che concerne la raccolta fondi sia per l’investimento. Per questo sull’housing sociale stiamo cercando di ripetere l’esperienza di Torino con altri Comuni e sulla sanità punteremo sempre di più.
Oltre Venture ha appena lanciato il Centro medico Sant’Agostino a Milano, come sta andando?
Si tratta dell’investimento più grande che abbiamo fatto, su cui è immobilizzato un terzo di tutte le nostre risorse. Il centro propone sia i servizi non offerti dal sistema sanitario nazionale, come odontoiatria e psicologia, che quelli di medicina specialistica. Per entrambe le tipologie garantiamo grande qualità a prezzi concorrenziali. Si tratta di un’innovazione nella medicina territoriale che, a nostro avviso, oltre a funzionare, è molto facilmente replicabile. Per questo stiamo lavorando per farlo diventare un progetto nazionale. Siamo già in contatto con alcuni investitori per aprire a Torino e stiamo valutando delle partnership nel Veneto.

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