Cultura

Il manifesto di Michel

L'ex ministro degli Esteri belga ha le idee chiare: l'Europa deve diventare una potenza di pace, aumentare i finanziamenti allo sviluppo e aiutare l'Africa.

di Redazione

Ho un?ambizione: auspico di rilanciare la politica di sviluppo dell?Unione europea. Come sapete, il 2005 sarà un anno importante, in quanto ci sarà in settembre la conferenza delle Nazioni Unite sulla valutazione dei progressi nella realizzazione degli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo. Perché l?Unione assuma una posizione ambiziosa al vertice di New York, recentemente ho presentato alla Commissione tre comunicazioni: sull?aumento del finanziamento allo sviluppo, la relazione di coerenza e, infine, la politica sull?Africa. Ho proposto anche di aggiornare l?attuale politica di sviluppo dell?Unione europea, che non integra gli Obiettivi del millennio né il costo che occupa lo sviluppo in quanto strumento per lottare contro il terrorismo. Sono tra coloro che pensano che il terrorismo non possa essere combattuto solo con i mezzi militari o di polizia, pur utili e necessari: lo strumento più adeguato è lo sviluppo.

Primo: la coerenza
C?è una ragione per aggiornare la dichiarazione sulla politica di sviluppo. Negli anni 90 si riteneva che la liberalizzazione dei mercati nei Paesi in via di sviluppo avrebbe creato abbastanza ricchezza da nutrire un certo benessere sociale e una certa qualità di vita. Ebbene, nei Paesi dove sono stati liberalizzati i mercati e dove esisteva uno Stato capace di far rispettare un minimo di regole, la liberalizzazione ha avuto conseguenze positive. Quando si liberalizza invece in Paesi che non hanno Stato o che hanno uno Stato debole, la liberalizzazione può produrre anche effetti nefasti. Bisognerà tenere conto di questi elementi nella nuova riflessione. Nelle mie comunicazioni ho informato che il 56% dell?aiuto mondiale ai Paesi poveri è europeo (il 15-16% della Commissione e il 40% degli Stati membri). Ebbene, con un 56% di aiuto siamo incapaci, come Ue, di far valere una vera influenza politica per una migliore armonia del mondo. Questo non è normale. Bisogna cercare di avere coerenza a livello di Commissione.

Secondo: i finanziamenti
Il secondo elemento, che riguarda in modo più diretto il vostro Paese, riguarda l?aumento del finanziamento allo sviluppo. Se vogliamo realizzare gli Obiettivi del Millennio entro il 2015, è necessario raddoppiare i fondi stanziati per lo sviluppo, passando dai 63 miliardi di euro odierni a 130-135 miliardi. Ritengo che sia nostro interesse chiedere agli Stati membri di rispettare gli impegni assunti, vale a dire l?accordo per lo stanziamento dello 0,33% del Pil. Oggi siamo allo 0,39% e nel 2006 saremo allo 0,42; a livello di Unione Europea siamo dunque in anticipo. Per mantenere questa dinamica, ho proposto di fissare un nuovo obiettivo intermedio per il 2010, prevedendo che per allora ogni Stato membro si impegni a raggiungere lo 0,51% del Pil (lo 0,17 per i nuovi Stati membri).

Ecco perché è importantissima la mia presenza oggi qui, perché il vostro Paese è allo 0,15% ed è quindi molto lontano dal raggiungimento dell?obiettivo. Posso capire e far mie le vostre difficoltà finanziarie interne, ma se si è un po? creativi, si può fare qualcosa, non c?è bisogno di fresh money: l?Italia dispone di risorse umane e di esperienze nei vari ministeri che potrebbero essere messe a disposizione dell?Unione africana. Voglio cercare di far prendere coscienza dell?interesse che esiste per l?Unione europea di assumere la leadership dell?aiuto allo sviluppo nel mondo: se non lo facciamo per generosità, facciamolo almeno per interesse. Non penso che il mondo ricco, industrializzato, sviluppato potrà sopportare a lungo il disordine e il caos sociale verso il quale ci stiamo incamminando, se non riusciremo a ridurre le disuguaglianze tra Paesi sviluppati e sottosviluppati con, come background, il flagello del terrorismo.

Terzo: l?Africa
Circa l?Africa, sarò brevissimo. Quando si fa una valutazione di ciò che abbiamo fatto rispetto agli Obiettivi del Millennio, si può constatare che abbiamo lavorato bene dappertutto nel mondo ma, purtroppo, stiamo registrando un ritardo notevole rispetto agli obiettivi fissati per l?Africa. Dunque proporrò alla Commissione e agli Stati membri che l?Unione europea investa molto di più nelle infrastrutture, che sono ciò che oggi manca nell?Africa subsahariana: telecomunicazioni, comunicazioni, autostrade, strade, ferrovie, porti e aeroporti; insomma, le condizioni basilari per lo sviluppo economico. Alcuni giorni fa ero nell?Est del Congo: è drammatico constatare come le persone che vivono in quella zona producano cibo in abbondanza, ma siano costrette a lasciare che imputridisca, perché, per la mancanza di strade, non sono in grado di veicolarlo verso i mercati.

E per quanto mi riguarda…
Oggi sto lavorando all?elaborazione della dichiarazione politica, che indicherà una strategia europea comune di sviluppo e conterrà una serie di obiettivi precisi, quantificabili, riportati in un calendario di attuazione, per avere una specie di atlante dei bisogni. Poi inviterò la Commissione, ma soprattutto gli Stati membri, a venire a fare il loro shopping in questo capitolato di oneri proprio per poter essere coerenti. Bisogna accettare di scostarsi un po? dalla propria agenda nazionale.

Cercherò anche di spingere in questi gruppi alcuni nuovi Paesi, perché acquisirebbero esperienza e si abituerebbero al concetto di aiuto allo sviluppo. Questo è il metodo. Ho anche avuto un interessante incontro con le ong del vostro Paese e una proficua riunione con il ministro per gli Affari esteri, onorevole Fini, che mi ha indicato, in onestà e franchezza, le difficoltà finanziarie del vostro Paese: mi ha promesso di compiere uno sforzo per aumentare l?aiuto allo sviluppo e per cercare di raggiungere l?obiettivo fissato per il 2010. Sono soddisfatto del suo atteggiamento perché è intellettualmente onesto: non si fanno promesse se non si possono mantenere, però ci si può impegnare a compiere uno sforzo sostanziale.

di Louis Michel

Tour di maggio
Ha incontrato Fini e le ONG

Il 19 maggio scorso il Commissario europeo allo sviluppo e agli aiuti umanitari, il belga Louis Michel, è stato in Italia per una serie di incontri. Qui pubblichiamo la sintesi del suo intervento davanti alle commissioni Esteri del Senato e della Camera; in quegli stessi giorni Michel incontrava anche il ministro degli Esteri, Fini e una delegazione delle organizzazioni non governative. Nel corso dell?audizione parlamentare, rispondendo a una domanda della senatrice dei Verdi, Tana De Zulueta, Michel ha affrontato anche il tema della commistione della neutralità delle ong, prendendo posizione a favore dell?imparzialità degli umanitari: «Dobbiamo avere il coraggio di affermare che l?aspetto umanitario deve conservare il suo status di neutralità e indipendenza», sono state le parole del commissario. «Se si fa un miscuglio di umanitario e militare, rischiamo grandi catastrofi: se l?umanitario dà la sensazione – anche se così non è – di schierarsi in un campo o nell?altro, l?azione umanitaria diventa impossibile, perché i rischi sono eccessivi». A questo proposito, citava l?interessante esempio dell?esercito danese: «Quando i militari contribuiscono all?aspetto umanitario, per esempio proteggendo i civili, non sono più sotto l?autorità del ministro della Difesa ma sotto quella del ministro per gli Affari esteri: sono temporaneamente demilitarizzati». Michel, 58 anni, è stato commissario europeo per la ricerca e ministro degli Esteri del Belgio dal 1999 al 2004.

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