«Accuse di malpractice», ha spiegato Enrico De Antoni, presidente della Società italiana di chirurgia (Sic) il cui convegno si è tenuto a Rimini il 25 ottobre, «che nell’80% dei casi si risolvono con un’assoluzione, dopo un iter processuale che dura anche 7-8 anni». Così proprio «il timore di conseguenze penali ha creato in questi anni la premessa della medicina difensiva: l’80% dei chirurghi prescrive esami inutili, e il 20% evita di operare se l’intervento è a rischio di contenzioso». Con costi pesanti per la sanità: «Si calcola», ha aggiunto Rocco Bellantone, segretario generale Sic, «che gli esami e le visite inutili della medicina difensiva costino 2-3 miliardi l’anno». «Non chiediamo», ha concluso Bellantone, «la depenalizzazione degli errori medici ma una giurisprudenza che disciplini gli atti medici, ovvero norme specifiche per il settore medico-chirurgico, ancora oggi assenti».
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