Mondo

Il Nobel per la pace non mette al bando le mine

Obama non firmerà il trattato globale. Ve lo aspettavate?

di Redazione

Barack Obama non firmerà un trattato globale per l’abolizione delle mine antiuomo. La notizia arriva dal Dipartimento di Stato Usa.

 «Questa amministrazione ha riesaminato la propria strategia politica e abbiamo deciso che, per quanto riguarda le mine antiuomo, la nostra politica non cambierà», ha detto il portavoce Ian Kelly, a soli cinque giorni dalla conferenza di Cartagena, che avrà come tema principale proprio il Trattato per la Messa al bando delle Mine Antiuomo, ormai in vigore da dieci anni.

 «Abbiamo appurato che non saremmo in grado di assicurare la sicurezza nazionale per noi e per i nostri alleati se firmassimo questa convenzione», ha spiegato Kelly.

Il “Mine Ban Treaty”, entrato in vigore il primo marzo del 1999, vieta l’utilizzo, la vendita e la produzione di mine antiuomo.È stato siglato da 156 paesi in tutto il mondo, ma non da potenze come Usa, Russia, Cina e India.

 Le mine antiuomo hanno causato 5.197 morti lo scorso anno, un terzo dei quali bambini, stando alle stime diffuse dall’Icbl, la Campagna Internazionale per la Messa al bando delle Mine Antiuomo, organizzazione non governativa vincitrice del premio Nobel per la pace nel 1997.

Secondo Human right watch,  attraverso le paroel di Steve Goose direttore dell’Arms Division, gli Stati Uniti hanno un arsenale di 10 milioni di mine, e sebbene non le abbiano usate dal 1991, dalla prima guerra del Golfo Persico, si riservano ancora il diritto di farlo. Ian Kelly ha ribattuto che Washington non esporta più mine anti uomo dal 1998 e che di recente ne ha sospeso la produzione. Il portavoce ha aggiunto che dal 1993 gli Stati uniti hanno speso un miliardo e mezzo di dollari, molti di più di ogni altro paese, nello smantellamento delle mine sui teatri di guerra e nella prevenzione di incidenti.

Proteste dai settori liberal al Congresso. Il senatore democratico Patrick Leahy, ha accusato il presidente di seguire la politica del predecessore Bush, venendo meno alla promessa di cambiarla: «Questa è mancanza di leadership» ha protestato. «Abbiamo perso una buona occasione per dare l’esempio». Kelly ha respinto le critiche: «Gli Stati uniti devono potersi difendere nelle circostanze più diverse» ha sostenuto. «Non siamo i soli ad avere questa posizione».

«Esprimiamo sconcerto e delusione per la mancata ratifica da parte dell’amministrazione statunitense», commenta Guido Barbera, presidente del Cipsi, Coordinamento di iniziative popolari di solidarietà internazionale, che raggruppa 45 associazioni di solidarietà e cooperazione internazionale. «Una decisione che lascia profondamente interdetti, considerando che si tratta dell’amministrazione guidata dal vincitore del Premio Nobel per la Pace».

 

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