Non profit

Il non profit a una voce

di Redazione

Con l’elezione di Andrea Olivero al vertice del Forum del terzo settore si chiude un’era: la tradizionale diarchia al comando della “rete delle reti” viene definitivamente archiviata. «Di fronte a un calo di tensione palpabile serve un nuovo patto fra le organizzazioni». Obiettivo? «Imparare a mettere in rilievo i nostri punti di forza». Per questo il 2009 sarà un anno decisivo
S e il non profit italiano dovesse avere un volto, tra i candidati a impersonarlo ci sarebbe sicuramente lui: Andrea Olivero, classe 1970, insegnante, piemontese di Cuneo, è oggi a capo di due delle più importanti organizzazioni del terzo settore: le Acli (di cui è presidente dal marzo 2006) e il Forum del terzo settore, di cui è stato nominato portavoce unico lo scorso 11 dicembre. Un traghettatore, in quest’ultimo caso, visto che la nomina di Olivero ha posto fine a un periodo travagliato per la “rete delle reti” del non profit di casa nostra, reduce da un quasi-commissariamento e da una serie di diarchie (i portavoce, per tradizione, sono sempre stati due).
L’assemblea che lo ha eletto si è svolta in un «clima favorevole», racconta Olivero, che affronta il 2009 «sereno», con qualche responsabilità in più, ma consapevole che «occorre guardare avanti». E allora guardiamo, anche se non possiamo ignorare che il 2008 si chiude con un bilancio non felicissimo per quanto riguarda la rappresentanza.
Vita: È d’accordo, Olivero?
Andrea Olivero: Sicuramente è stato un anno di profondo ripensamento. Di più: una fase critica. Ma spesso dai periodi travagliati nascono le ripartenze. La mia idea è che serva un nuovo patto tra le organizzazioni del terzo settore, e la mia nomina, arrivata alla fine di dodici mesi faticosi, è un suggello al lavoro fatto fin qui.
Vita: L’impressione è che il non profit italiano, dopo anni di crescita ed entusiasmo, abbia rallentato, e non poco. È come se avesse esaurito il fiato dopo una lunga corsa. Condivide?
Olivero: Sì. C’è un calo di tensione palpabile. Nel decennio scorso abbiamo assistito a uno sviluppo rapido del sistema, che ora stenta a consolidarsi. Manca ancora la capacità di autorappresentarsi, e la classe dirigente spesso non è stata selezionata con criteri di qualità assoluta. In più siamo in un Paese che stenta a mettere in pratica il principio di sussidiarietà, che pure è stato inserito nella Costituzione.
Vita: Insisto: non crede che il terzo settore sia vittima di una sorta di “retorica del bene” che l’ha salvato come immagine, senza verificarne nella realtà crescita e motivazioni?
Olivero: Insisto anch’io: il terzo settore ha spesso fatto leva sui grandi numeri, cioè sulla quantità, prestando scarsa attenzione alla qualità. Per questo a volte non è credibile. È vero che esistono tante esperienze di eccellenza, e anche capacità di pianificazione e progettazione sociale; in alcuni settori, come l’educazione o la sanità, alcune organizzazioni sono numeri uno. Ma non si può negare che, nel complesso, il terzo settore non sia ancora un elemento di innovazione del Paese.
Vita: Per colpa di chi?
Olivero: Del non profit stesso, che non sa mettere in evidenza i propri punti forti e nemmeno tenere a bada gli aspetti negativi, ma non solo: il Paese è stanco, la politica assente. Quando il ministro Sacconi dice che “gli ultimi” non hanno rappresentanza sociale, è chiaro che non ci vede in questa veste, e per noi è preoccupante. A livello locale la legge 328, che coinvolgeva il non profit nelle politiche di welfare, è stata praticamente archiviata. La pubblica amministrazione ci vede più come soggetti cui delegare parte della gestione dei servizi che come interlocutori e partner di progettazione. Per questo uno dei miei primi obiettivi come portavoce del Forum sarà quello di riportare il terzo settore alla sua dignità di parte sociale.
Vita: Ha detto che il Paese è stanco. Però manda segnali forti: la Colletta alimentare cresce dell’1%, la Giornata contro il cancro di Airc raccoglie 6,2 milioni contro i 5,5 del 2007, Telethon stabilisce un nuovo record storico? Come se lo spiega?
Olivero: Il non profit continua a godere di un’altissima fiducia da parte dei cittadini, e questi esempi ne sono la prova. Tocca a noi spronare chi si è messo in moto a fare di più e meglio. Il successo di Telethon, poi, è dovuto anche a un’eccezionale capacità di comunicazione, che non è da tutti. Occorre favorire, anche con un sistema di emulazione virtuosa, una comunicazione migliore di quello che si fa. Una delle immense carenze del terzo settore, e non da oggi, è che non riesce a far sapere quanto di buono costruisce ogni giorno.
Vita: Da gennaio la sua attività nel Forum andrà a pieno regime. Ci fa sbirciare nella sua agenda?
Olivero: Ci attendono alcune questioni strategiche. Sinteticamente, la ripresa del ruolo di parte sociale, come dicevo; le riforme legislative da tempo in cantiere e non più procrastinabili, come quella del Libro primo del Codice civile, della 266 e la stabilizzazione del 5 per mille; il welfare, nel cui ambito il terzo settore vuole contare. A gennaio uscirà il Libro bianco, e noi lanceremo un nuova campagna sulla sussidiarietà per far sì che tutte le amministrazioni, nazionali e locali, si rendano conto che il terzo settore non è solo gestore ma protagonista di un welfare innovativo. Ci sono poi questioni più specifiche, come il rapporto con l’Agenzia per le onlus, di cui andrà rafforzato il ruolo di promozione, e con i Csv. Credo che la rappresentanza del volontariato debba essere rafforzata, così come la sua capacità di lavorare in rete con altri soggetti.
Vita: E l’impresa sociale?
Olivero: Oggi è un puro nome, anche perché a fronte di un sistema oneroso e complesso per fregiarsi di questa qualifica, non esiste un adeguato sistema di incentivi e premi per chi la sceglie. In più molti aspetti dell’impresa sociale restano ancora indeterminati, e non c’è niente di peggio per chi intraprende che un quadro normativo incerto. Credo sia necessario affrontare queste difficoltà con il legislatore e anche con il ministro Tremonti, che ha sempre creduto nell’impresa sociale.
Vita: Che 2009 sarà per il terzo settore italiano?
Olivero: Un anno complesso per la drammatica situazione sociale. Il modello economico fondato solo sull’astratto profitto da capitale è fallito. Dovremo lavorare di più e meglio per affermare un principio cardine del non profit: al centro dell’economia c’è l’uomo e la sua dignità, che si esprime nel lavoro. Il modello solidale e di lavoro partecipato che si fonda su sussidiarietà e solidarietà è la strategia vincente per la creazione di una società coesa. Credo che raggiungere questo obiettivo convenga a tutti. Sarà un anno faticoso, ma ricco di opportunità. Toccherà a noi coglierle.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.