Famiglia

Il non profit visto da lei

C’è chi lavora direttamente nelle associazioni. Chi nella cooperazione sociale. Chi si occupa di responsabilità sociale. Chi lavorando nel profit sostiene e vara progetti.

di Redazione

Vita Nel Regno Unito, 5 charity su 10, le più grandi e influenti, sono gestite da una donna che non ne è la fondatrice. E una signora siede al posto di comando della potente Charity Commission che vigila sul terzo settore. Quali chance può portare una donna nel mondo del non profit?

Anna Maria Rugarli Noi non abbiamo paura di parlare di emozioni e di dimostrare la nostra passione per qualcosa. Passione che riusciamo a portare anche nell?ambito professionale e che spesso anteponiamo, come priorità, a guadagni e carriera.

Claudia Fiaschi Sono d?accordo. Inoltre siamo più intuitive degli uomini nella lettura dei problemi e, al tempo stesso, più pragmatiche nella loro risoluzione. Un altro vantaggio delle donne è che quando si muovono, anche in ambito manageriale, sono un po? più abituate a cooperare e meno a competere. L?ho capito quando sono diventata mamma mentre gestivo le varie cooperative e consorzi di Cgm: se avessi avuto un atteggiamento competitivo non sarei sopravvissuta alla maternità perché significava cedere e redistribuire le mie competenze e funzioni nel gruppo.

Anna Venturino Non ho dubbi: il principale vantaggio competitivo della donna è la creatività. E poi siamo anche più elastiche: siamo abituate a ragionare su più fronti e a trovare soluzioni per problemi molto diversi.

Luisa Bruzzolo Secondo me la nostra forza sta nel portare la vita là dove senza di noi esiste solo il lavoro. Per il fatto di sperimentare la maternità, di fare i conti con la famiglia e le limitazioni che impone, aiutiamo a relativizzare il lavoro. Anche per gli uomini avere colleghe con figli, capaci di tenere in piedi ufficio e famiglia con una chiara priorità sulla vita, aiuta a confrontarsi e a vedere le cose con uno sguardo diverso.

VitaMartha Nussbaum,in Giustizia sociale e dignità umana, sostiene che solo con gli occhi delle donne si fa il test più severo ad indici di sviluppo come il Pil. Serve una donna per risolvere certi problemi?

Anna Maria Rugarli Sì. Credo che noi donne sappiamo creare più consenso rispetto agli uomini perché siamo per natura più ?democratiche?. L?ho visto sia all?interno di Nike sia relazionandomi con organizzazioni non profit. Le donne sono più portate ad ascoltare.

Anna Venturino No, non mi ci ritrovo. Siamo di certo più sensibili verso certi problemi, ma quando la donna si mette in mezzo esiste solo lei. Siamo creative, più intelligenti, però lavorare con noi, dobbiamo ammetterlo, è sfiancante.

Vita I corsi di laurea e i master in non profit sono affollati di ragazze che non arrivano ai vertici. Perché?

Luisa Bruzzolo Le donne fanno fatica ad assumere ruoli formali all?interno delle organizzazioni. Ma ciò succede perché, spesso, agiscono nell?informalità.
Serena Porcari : Ammettiamolo, finalmente: non è vero che le donne hanno le stesse opportunità. Non nel senso che non vengono loro date, ma nel senso che, concretamente, se fai certe scelte come la famiglia, non arriverai mai ad occupare determinate posizioni. Detto questo, trovo che il non profit sia un settore affascinante perché ci permetterebbe di sperimentare un modo di lavorare diverso dall?equazione, tutta italiana e tutta maschile, per cui il lavoro è uguale presenza. Il non profit è un settore nel quale la flessibilità, il tema sociale, la passione, la creatività e l?attenzione alla vita sono radicati e non dipendono dalla sensibilità del tuo capo. Purtroppo fino ad oggi questa flessibilità non l?ho vista.

Serena Porcari Ammettiamolo, finalmente: non è vero che abbiamo le stesse possibilità. Non nel senso che non ci vengono date. Ma se decidi di avere una famiglia, non arriverai mai ad occupare determinate posizioni. Detto questo, trovo che il non profit sia un settore affascinante perché permetterebbe alle donne di sperimentare un modo di lavorare diverso dall?equazione, tutta italiana e tutta maschile, per cui lavoro = presenza. Il non profit è un settore nel quale la flessibilità, il tema sociale, la passione, la creatività e l?attenzione alla vita sono radicati e non dipendono dalla sensibilità del tuo capo.

Claudia Fiaschi Se applichiamo una managerialità di tipo maschile, siamo perdenti. Mettendoci in gioco con modelli maschili quando ci fermiamo per un figlio, perdiamo. Bisognerebbe costruire una managerialità che contenga il fatto di fermarsi, perché partorire un figlio è un fatto fisico. Invece che di manager singoli, poi, bisognerebbe parlare di gruppi manageriali.

Lucia Martina Per me il problema è che la donna riconosce molto il potere come valore. Ma non sa gestire la sua autonomia. Te ne accorgi quando arriva il momento di prendere una decisione: c?è quella ?solo operativa? che ha bisogno del sì o del no del capo oppure quella che prende il potere e soverchia. Tutto questo limita molto la sua credibilità.

Vita Parliamo di maschilismo. Chi di voi viene dal profit, l?ha notato nel terzo settore?

Anna Maria Rugarli Rispetto all?estero, in Italia vedo più gerarchia nelle organizzazioni, e l?uomo di solito ha una posizione più alta. Io mi porto sulle spalle questo grosso marchio di Nike. Fossi stata, con lo stesso ruolo, sempre nel settore privato ma in un brand meno simpatico, meno controverso, non credo che sarei stata ascoltata nello stesso mondo da tanti uomini del non profit.

Anna Venturino Non sono d?accordo. Vengo dal mondo della finanza, dove davvero c?è un maschilismo imperante. Nel non profit non l?ho visto. Qui credo che il problema sia un altro: quello di strutture vecchie, di carrozzoni, in cui è difficile emergere.

Vita Usate la vostra creatività per dare nuovi spunti al non profit e alle sue donne…

Serena Porcari A una donna del terzo settore consiglierei innanzitutto questo: gestisciti la tua carriera. È una cosa che ci insegnano ma che, alla fine, non facciamo mai. Significa, per esempio, avere il coraggio di scegliersi la propria squadra, sapere che hai una competenza e portarla avanti, riconoscere i tuoi limiti e spostarti sui piani dove sei più brava.

Luisa Bruzzolo Io invece propongo una cosa molto concreta: aboliamo la carica di vice nelle organizzazioni. È un ruolo infame: hai tutta l?operatività e alla fine le decisioni devono comunque essere ratificate e autorizzate dal direttore. Quante volte questo si ripete nelle organizzazioni non profit, con direttore maschio e vice donna? Portiamo avanti il modello della co-direzione. E proviamo anche la regola dell?alternanza: se è troppo difficile decidere in due, direttore e vice si alternino.

Anna Venturino Il fattore strategico è la motivazione, intellettuale prima ancora che economica. Il vivere un po? alla giornata, tipico di certe sigle non profit, smorza questa motivazione perché non ci sono obiettivi a lungo termine su cui puntare. Spesso i responsabili degli enti non profit vanno avanti per la loro strada senza comunicare vision e strategie ai loro collaboratori.

Lucia Martina Sono d?accordo. Inoltre nel terzo settore mancano dei parametri in base a cui valutare l?operato e il potere da affidare alle donne. Tutto si basa troppo su meccanismi informali.

Claudia Fiaschi La prima cosa da fare è creare un modello di formazione dei manager del non profit che privilegi una dinamica non competitiva ma cooperativa. Purtroppo al momento continuiamo a usare i modelli profit, a immaginare che i manager del non profit debbano avere le stesse caratteristiche, non solo come competenze tecniche ma anche come approccio direzionale.

Luisa Bruzzolo Il problema del non profit è il suo vizio storico di considerare come suoi principali stakeholder i beneficiari e mai i dipendenti. Le aziende che sanno fare responsabilità sociale partono da dentro, dai propri dipendenti, dai fornitori, e poi passano all?esterno. Invece le organizzazioni del terzo settore trascurano completamente i propri collaboratori. Così si arriva alla perdita della motivazione, alla frustrazione.

Vita Quote rosa nel non profit: un?idea bizzarra o un?opportunità?

Serena Porcari Non sono pro quote rosa, però sono convinta che non c?è vero cambiamento se non si agisce sulla politica. Per cambiare il terzo settore deve esserci qualcuno in posizione di potere che definisca il non profit «tutto ciò che dà valore a questo paese». Perché in America c?è un?industria del non profit? Perché oltre alle associazioni, sono non profit la New York University e molti musei. Perché si riconosce che sono non profit gli enti che rendono grande il paese.

Claudia Fiaschi Non sono d?accordo. Se Livia Consolo, per due mandati presidente di Cgm, non avesse insistito per inserire le quote rosa all?interno del cda della nostra organizzazione, non ne avrei mai accettata la vicepresidenza. Le ?quote rosa? danno un confine alla tendenza degli uomini a invadere gli spazi e li costringono a ragionare su quali donne di valore coinvolgere, cosa che non sarebbe automatica. è chiaro che per le donne non è piacevole sentirsi in una ?zona protetta?, ma è un passaggio utile in questa fase.

Luisa Bruzzolo Più che un?idea di lobby in sé, o di un network di donne sociali, mi piacerebbe unire le forze su un?azione concreta. Troviamo una battaglia comune, e trasversale per le donne, e andiamo a parlarne con la Prestigiacomo. Allora sì.

A cura di Carlotta Jesi, ha collaborato Chiara Brusini, fotografie di Stefania Malapelle

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