Non profit

Il nostro business a L’Aquila e in Perù

Marco Santori - Etimos Foundation

di Redazione

Marco Santori, presidente di Etimos Foundation, il 2011 non lo dimenticherà facilmente. La fondazione di partecipazione che dal 1999 affianca Etimos ? l’omonimo consorzio finanziario internazionale con sede a Padova impegnato nella raccolta di risparmio da investire in progetti a sostegno di istituzioni di microfinanza, cooperative di produttori e imprese sociali nei Paesi in via di sviluppo ? ha affrontato due passaggi importanti: ha fronteggiato l’impatto della crisi sulle banche e messo piede nel mercato italiano. Due sfide a cui Santori, 45 anni, una laurea in ingegneria meccanica e (fra l’altro) un’esperienza di sei anni nel cda di Banca Etica, non si sottrae.
Come è andata allora nel 2011?
La crisi del sistema finanziario in qualche modo ha condizionato la nostra crescita e l’approvvigionamento della materia prima, il denaro. Per quanto riguarda invece gli investimenti fatti nei 40 Paesi in cui siamo presenti, non abbiamo registrato particolari cambiamenti nella redditività e nella performance delle attività che stiamo finanziando.
Come vi siete riorganizzati dopo la crisi?
Stiamo cercando di promuovere una raccolta diretta e poi di andare a razionalizzare i costi: in questa fase non prevediamo di crescere nei prossimi due anni e quindi punteremo al mantenimento delle attività.
Nel 2011 siete sbarcati anche in Italia…
Sì, la fondazione, dopo un anno di start up, ha promosso il microcredito in Italia nella zona del cosiddetto “cratere” de L’Aquila. Nel 2011 siamo riusciti a stimolare, tramite dei fondi di garanzia, investimenti a favore della microimprenditorialità per più 3,8 milioni di euro. A fine anno abbiamo costituito una società che andrà a prendere in eredità questa sperimentazione e cercherà di replicarla in altre aree dell’Italia.
Qual è l’iniziativa più innovativa promossa invece nel Sud del mondo?
L’esperienza più significativa in termini di novità è quella avviata nella regione di Cuzco in Perù. Abbiano capitalizzato un’impresa di cioccolata facendo un aumento di capitale di 650mila dollari. Una cooperativa di 6mila produttori di cacao ci ha chiesto di essere partner finanziario in modo tale che in dieci anni i produttori possano ricomprare le azioni della società.

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