Mondo

Il nuovo Rwanda ha tirato a lucido la sua capitale

La rinascita del Paese passa per la città più pulita del Continente

di Redazione

Chi sente parlare del Rwanda spesso associa questo piccolo Paese dell?Africa centrale a tre fenomeni spaventosi: la guerra, la violenza politica e il genocidio. Molti occidentali scoprirono per la prima volta la realtà rwandese nel 1990 quando scoppiò la guerra che culminò nel 1994 con il genocidio più rapido della storia dell?umanità (cento giorni).

Il primo viaggio
Visitai per la prima volta il Rwanda nell?agosto del 2000. Dall?Uganda, paese frontaliero in cui sono nato e cresciuto. La missione coincise con un periodo in cui si respirava grande entusiasmo per un nuovo strumento di lotta contro la povertà: la cosiddetta ?poverty reduction strategy papers? (PRSPs), ovvero documenti di strategia per ridurre la povertà. Il governo rwandese stava ancora sviluppando la sua Prsp e aveva bisogno di un consigliere esterno competente in materia. La scelta cadde su di me anche perché il mio Paese stava già usando il suo piano d?azione contro la povertà con grande successo. I donatori volevano quindi esportare il modello ugandese in altri paesi africani. In tutta onestà, non sapevo bene cosa aspettarmi dal Rwanda. L?unica cosa certa è che ero pessimista.

Pessimismo addio
Al mio arrivo a Kigali, il disordine urbanistico della capitale accrebbe il mio pessimismo a dismisura. Qua e là, si intravedevano edifici moderni e ben edificati ?costeggiati? ad altre strutture costruite a metà. Le grandi e bellissime ville si mescolavano poi allegramente con piccoli centri commerciali senza grande significato. Poi di colpo, in mezzo ai segni della modernità, file di baracche con i tetti di latta spuntavano come funghi nella periferia, ma anche nelle valli che penetrano la città. Altre casupole sembravano sul punto di cadere dai lati scoscesi delle varie colline che circondavano Kigali. Lo stesso disordine contrassegnava i mezzi di trasporto. Nel parco Nyabugogo i matatu (mini-bus) e i carri facevano tutt?uno, mentre il principale mercato alimentare situato nel cuore della città era sottomesso alla legge del furto imposta da piccoli ladruncoli, molti dei quali orfani del genocidio. L?immagine generale della capitale era quella di un grosso borgo urbano afflitto da un ?caos organizzato? come sostenevano i rwandesi.

Sette anni dopo molte delle baracche sono state sostituite con strutture moderne. Agli abitanti delle baracche è stato offerto un compenso in cambio di uno spostamento che generalmente avviene in periferia di Kigali. Gli edifici incompleti che si intravedevano qua e là sono ormai scomparsi. Il mercato alimentare, così come quello del legname, sono stati estromessi da strutture ipermoderne come il Mole Center, il più grande centro commerciale del Rwanda. I nuovi grattacieli costruiti dalle banche (si contano ben quindici bancomat disponibili) e dalle agenzie governative hanno finito per trasformare definitivamente l?orizzonte urbanistico di Kigali. Il taxi park di Nyabugogo è stato riorganizzato e ora c?è spazio anche per gli autobus di linea nazionali e internazionali. Lo stesso discorso vale per i matatu, i quali addirittura hanno posti fissi assegnati per facilitare l?accesso dei passeggeri. La vigilanza dei poliziotti rwandesi ha tolto di mezzo i ladruncoli.

La città è cresciuta in modo esponenziale perché nuove aree per zone residenziali sono state aperte dal ministro della Difesa. Una delle zone è stata riservata ai rwandesi della diaspora che vogliono comprare il terreno e investire nel mercato immobiliare. Il successo dell?iniziativa si vede dall?intensità con la quale questa periferia si sta estendendo e dove adesso vivono in affitto espatriati, diplomatici, uomini d?affari e altri personaggi pubblici del Paese.

La legge si rispetta
Ma la cosa che più colpisce di Kigali è l?assenza di immondizia dalle strade. Mentre nella maggior parte delle città africane verrai coperto di polvere, a Kigali i marciapiedi costruiti dai poveri e dai disoccupati in cambio di pochi spicci non lasciano spazio ai detriti. E mentre in altre zone dell?Africa è più comune vedere alberi tagliati, a Kigali i lavoratori comunali piantano erba, alberi e fiori ovunque possono. Nella mia città natale, Kampala, una delle frustrazioni è il traffico disordinato e la mancanza di rispetto per le regole stradali.

Di nuovo, Kigali fa ormai da esempio con vigili che perlustrano le strade 24 ore su 24 applicando la legge in modo ferreo. Dimenticatevi le mazzette, da queste parti chi non rispetta il codice della strada viene multato senza tanti complimenti.
Niente oggi riassume la nuova anima della città di Kigali meglio del commento di un diplomatico europeo di stanza in Rwanda con cui ho pranzato nella città di frontiera congolese di Goma: «Essere a Goma mi ricorda di essere in Africa. Quando ritorno a Kigali ho una sensazione completamente diversa; è troppo ordinata per essere una città africana».

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