D a fonti cattoliche di Gerusalemme filtrano a Vita anticipazioni sul progettato viaggio del Papa in Terrasanta. La bozza di programma prevede l’arrivo a Gerusalemme nella serata del 10 maggio e il rientro a Roma il 14 mattina. Tre le celebrazioni in pubblico con i fedeli: a Gerusalemme, nella basilica del Getsemani; a Betlemme, nella piazza della Mangiatoia; a Nazareth, nella basilica dell’Annunciazione. Naturalmente il Papa pregherà anche davanti al Santo Sepolcro e si recherà allo Yad Vashem, il memoriale dell’Olocausto, ma senza visitare l’intero museo, dove un pannello (contestato dal Vaticano) rimprovera a Pio XII i suoi “silenzi” sulla Shoà. A Betlemme, unica tappa in territorio palestinese, Ratzinger si trasferirà in elicottero, e quindi non dovrà passare con la macchina attraverso il muro eretto dagli israeliani. Muro che non c’era ancora quando Wojtyla fece il suo pellegrinaggio nel marzo del 2000.
NAGASAKI, IL DUBBIO DI BIFFI
A un’informazione religiosa tutta politica o colore non poteva interessare la notizia della beatificazione a Nagasaki, lo scorso 24 novembre, di 188 martiri giapponesi. Eppure la lettura degli atti del loro martirio è più coinvolgente di tante cronache vaticanistiche. Erano persone normalissime: commercianti, domestici, contadini, persino un samurai. Furono uccisi «in odium fidei» all’inizio del Seicento. Proprio a Nagasaki, all’inizio della seconda guerra mondiale, era concentrata la quasi totalità dei cattolici del Sol Levante: 63.698 su un totale di 94.096. Ebbene, tre quarti di loro furono sterminati dalla bomba atomica sganciata dagli americani il 9 agosto 1945. Il cardinale Giacomo Biffi nel suo libro di memorie ha scritto: «Possiamo ben supporre che le bombe atomiche non siano state buttate a casaccio. La domanda è quindi inevitabile: come mai per la seconda ecatombe è stata scelta, tra tutte, proprio la città del Giappone dove il cattolicesimo era anche più diffuso e affermato?».
Ipse dixit
«Viviamo in società pluriculturali e plurireligiose: è un’evidenza. In Italia, per esempio, un bambino sin dall’asilo pratica il dialogo interreligioso: si trova in mezzo a compagni musulmani o a volte buddisti…»
Cardinale Jean-Louis Tauran, a L’Osservatore romano
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