Dopo Francesco
Il Papa missionario
L'elezione di Robert Louis Prevost è stata una sorpresa magnifica. «Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta a ricevere come questa piazza con le braccia aperte», ha detto nel suo primo saluto ai fedeli

La prima parola è stata pace. “La pace sia con voi” è stato il saluto evangelico alla folla di piazza San Pietro del nuovo papa Leone XIV (qui il testo integrale di ciò che ha detto subito dopo l’Habemus Papam). Si è rivolto alla folla con il più antico dei saluti fra cristiani, quello di Gesù Cristo risorto agli apostoli del Cenacolo. Al dolore e alla sofferenza del mondo è giunto questo annuncio: «Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente».
Tutto, tutto, tutto, per dirla con Francesco. L’elezione di Robert Louis Prevost, il Papa missionario “figlio di Agostino” che viene dalle Americhe, è stata una sorpresa magnifica, un grandissimo regalo dello Spirito Santo che brucia in un istantaneo falò tutta la carta sprecata da commentatori ed esperti che trattano spesso la Chiesa come fosse un partito. E che alla fine non la capiscono mai e non ne azzeccano una. Adottando categorie di comprensione che non rispettano l’oggetto. E soprattutto cercando di ottenere obiettivi di potere. Non mi riferisco solo ai laici o ai laicisti. Anzi dovrebbero essere soprattutto le lobby e i commentatori cattolici dei giorni oggi a chiedere scusa delle trame di potere ancora una volta orchestrate senza successo.
«Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta a ricevere come questa piazza con le braccia aperte. Tutti, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, la nostra presenza, il dialogo e l’amore». Una Chiesa missionaria che abbraccia il mondo e non lo giudica. Papa Leone, mite e forte non solo nel nome, ha ricordato a tutti che la logica di Pietro non è quella dell’uomo solo al comando, del leader politico. Si cammina insieme, non si torna indietro. «Possiamo tutti camminare insieme verso quella patria che Dio ci ha preparato». Karol Woytjla, appena eletto, fu il primo a rompere la tradizione e a parlare dal balcone della Basilica. Furono poche indimenticabili e inaspettate parole (“Mi corrigerete”). Lo hanno seguito prima Benedetto e poi Francesco. Ieri Prevost ha letto un discorso quasi programmatico.
La biografia del nuovo papa scelto dai Cardinali riuniti in Conclave (qui quella su Vatican News) ci racconta un uomo che per quarant’anni è stato missionario in Perù e che papa Francesco ha nominato dal Sud America per portarlo a Roma. Origini italiane e francesi (ma la lingua della mamma era lo spagnolo), è il primo Papa nordamericano della storia. Ci sarà tutto il tempo di conoscerlo meglio, come lo conoscono i Cardinali che lo hanno scelto. Una cosa è certa: la Chiesa missionaria di Papa Leone XIV è un sogno profetico e un grande dono dello Spirito. Ascoltate qui che cosa ne dice qui il vescovo di san Miniato Giovanni Paccosi su Youtube.
L’altro aspetto chiave è quello della dottrina sociale della Chiesa. Col nome di Leone, questo Papa si riallaccia alla Rerum Novarum e a quello che, Il Manifesto oggi ricorda, è passato alla storia come “il papa dei lavoratori”. È una sottolineatura molto interessante di fronte ad un mondo che è nel caos dal punto di vista delle strategie economiche ed è apertamente “cattivista” sul lavoro, coi migranti, con le disuguaglianze fra Occidente e Sud del mondo. In chiave politica, potremmo dire che questo Papa ha una forte similitudine con Giovanni Paolo II, un papa dall’Est che minò quel totalitarismo cui era stato sottoposto. Il primo Papa di nazionalità nordamericana (ma dalla Loggia ha parlato solo in italiano e spagnolo) potrebbe essere un segno di contraddizione nel cuore dell’Occidente . Ed è bello registrare in questa chiave la gioia degli italo-americani («È il primo Papa italoamericano» dice al Corriere Robert Allegrini, presidente e amministratore delegato della Niaf, la National Italian American Foundation).
Coincidenze di ieri: la Chiesa l’8 maggio ricorda la Madonna di Pompei a cui si è riferita il papa stesso dal balcone. Anche in questo aspetto c’è un segno di continuità con il grande Francesco, sepolto a Santa Maria Maggiore. Un’antica preghiera recita: Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam . La devozione mariana tiene attaccati all’Incarnazione, all’Avvenimento. Ma ieri era anche la memoria liturgica dei 19 martiri uccisi in Algeria (di cui sentirete parlare molto a 30 anni dal loro sacrificio) ei nessi sono tanti con l’elezione di ieri: Sant’Agostino è nato in Algeria e sono due le suore agostiniane fra i 19 martiri. Sempre fra di loro ci sono quattro Padri Bianchi missionari d’Africa, uccisi a Tizi Ozou, esponenti di un Ordine voluto e incoraggiato da Leone XIII. A proposito di ordini, diversi giornali riportano la festa su Instagram delle suere agostiniane del convento romano dei Santi Quattro Coronati, che per una volta si sono lanciate sui social per festeggiare il nuovo Papa.
Un’ultima annotazione riguarda piazza San Pietro di ieri: la folla dei fedeli, stretti in un grande commosso abbraccio ad un uomo che i più non conoscevano e non sapevano chi fosse, è stata uno spettacolo di quella fede del popolo (il “pueblo fiel” che il Papa stesso ha mirabilmente citato e non a caso nella parte spagnola del suo discorso) che è fondamento palpitante del Cristianesimo. Quelle persone amavano già il Papa e lo avrebbero amato chiunque fosse stato. Miracolo concreto, semplicissimo di tanti cuori feriti. Avvenimento che sorprende e conforta. Come diceva Sant’Agostino, che oggi ci ha donato un suo figlio come Pastore del gregge: “Ama e fa ciò che vuoi”.
L’articolo è tratto da “La Versione di Banfi” la newsletter giornaliera del giornalista Alessandro Banfi a cui ci si può iscrivere a questo LINK.
AP Photo/Alessandra Tarantino) Associated Press/LaPresse
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