Mondo
Il Papa: «No al profitto fine a se stesso»
Dopo il discorso un incontro con i leader africani
di Redazione

I “grandi” della Terra, da Obama a Sarkozy, dalla Merkel a Brown, al vertice mondiale sull’alimentazione della Fao non ci sono. A parlare di fame ci sono soltanto gli affamati e i presunti “cattivi”, i Gheddafi e gli Chavez, gli iraniani e i coreani e così via. C’è invece Papa Benedetto XVI, che incontrerà dopo il suo intervento, in una saletta privata, alcuni leader africani. Poi ci sarà l’intervento di tutti gli altri capi di stato: dal libico Gheddafi, all’egiziano Mubarak, al brasiliano Lula.
L’intervento del Papa
Per affrontare la crisi economica e alimentare globale e’ necessario intanto garantire l’accesso dei prodotti agricoli ai mercati internazionali, questo vuol dire che non ci si puo’ basare solo su un’idea di profitto nel commercio internazionale. Lo ha detto Benedetto XVI intervenendo qualche minuto fa all’apertura del vertice mondiale sull’alimentazione in corso alla Fao a Roma. ”Per combattere la fame promuovendo uno sviluppo umano integrale – ha detto il Papa – occorre anche capire le necessita’ del mondo rurale, come pure evitare che la tendenziale diminuzione dell’apporto dei donatori crei incertezze nel finanziamento delle attivita’ di cooperazione: va scongiurato il rischio che il mondo rurale possa essere considerato, in maniera miope, come una realta’ secondaria’‘. ”Al tempo stesso – ha quindi aggiunto – va favorito l’accesso al mercato internazionale dei prodotti provenienti dalle aree piu’ povere, oggi spesso relegati a spazi limitati”. ”Per conseguire tali obiettivi – ha spiegato Ratzinger – e’ necessario sottrarre le regole del commercio internazionale alla logica del profitto fine a se stesso, orientandole a favore dell’iniziativa economica dei Paesi maggiormente bisognosi di sviluppo, che, disponendo di maggiori entrate, potranno procedere verso quell’autosufficienza, che e’ preludio alla sicurezza alimentare”.
Nell’ultimo editoriale di Octava Dies, il rotocalco informativo del Centro Televisivo Vaticano, padre Federico Lombardi S.I., Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha analizzato le ragioni che hanno spinto il Santo Padre a partecipare al Vertice mondiale per la sicurezza alimentare. Ne riferisce l’agenzia Zenti. Per illustrare l’intenzione del Papa, il sacerdote gesuita ha ripreso una frase contenuta nell’enciclica “Caritas in veritate” (n.27): “E’ necessario che maturi una coscienza solidale, che consideri l’alimentazione e l’accesso all’acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni”.In questo documento, ha aggiunto padre Lombardi, il Pontefice “mette in rilievo che il diritto all’alimentazione è essenziale per garantire lo stesso diritto primo fra tutti, quello alla vita. Sì, perché di fame e di sete si muore, e se non si muore si vive a metà”.Il Vertice della FAO, ha ricordato il sacerdote, “si svolge in uno scenario della cui drammaticità ci si dimentica troppo spesso”.“Nel 2000 il famoso Vertice del Millennio aveva proclamato che il numero degli affamati avrebbe dovuto dimezzarsi, dagli 800 milioni di allora a 400 nel 2015; ma nel 2009 siamo invece arrivati a 1 miliardo e 200 milioni! Una tragedia orribile, una spinta fortissima alle migrazioni, una minaccia gravissima per la pace”.“E’ evidente che la via principale per affrontare il problema è favorire lo sviluppo agricolo dei paesi più poveri, coinvolgendo il più possibile le comunità locali, mettendo cioè ‘la persona umana al centro dello sviluppo’”, ha aggiunto padre Lombardi citando l’enciclica del Papa. “Questo è nell’interesse della comunità mondiale, di quella famiglia di popoli che dovremmo essere. Non dovrebbe essere difficile capirlo per i partecipanti al Vertice di Roma. Ma poi bisognerebbe agire di conseguenza. Se no le morti per fame aumenteranno ancora”, ha poi concluso.
L’adozione della Dichiarazione del summit, prevista per la fine della mattina, è stata postposta al pomeriggio a seguito delle molte resistenze incontrate dal documento. Dalle prime anticipazioni, sembra facciano discutere l’eliminazione di tutte le date-limite indicate per il dimezzamento del numero degli affamati nel mondo (obiettivo fissato nella Dichiarazione del Millennio del 2001 al 2015) e l’indicazione nella Task force sulla sicurezza alimentare guidata dal Segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon come “cabina di regia” della nuova governance sul cibo, sottratta così al controllo diretto dei Governi.
La voce dell’Italia. Il ministro Zaia ha anitcipato gli obiettivi in un’intervista ad Avvenire: «Ci presentiamo forti di due appuntamenti importanti organizzati in Italia: il G8 dei ministri agricoli a Cison di Valmarino (Treviso) dell’aprile scorso e il G8 dell’Aquila a luglio, durante il quale sono stati aumentati da 15 a 20 miliardi di dollari i fondi impegnati per fermare la fame nel mondo. Le grandi potenze sono coscienti del fatto che l’accesso al cibo dev’essere il primo obiettivo con un miliardo di persone che soffre la fame…».
Il ruolo delle donne. Isabella Rauti, moglie del sindaco di Roma, Gianni Alemanno e capo del Dipartimento per le Pari opportunità presso la Presidenza del Consiglio, ha partecipato ieri al Summit delle First Ladies dei Paesi non allineati, presieduto da Suzanne Mubarak, moglie del presidente egiziano Hosni Mubarak. Al Summit dal titolo Food Secuirity and Women’s Access to Resources, dedicato all’accesso delle donne alle risorse produttive, che è stato introdotto dal direttore della Fao Jacques Diouf,«Anche nell’agricoltura», ha detto , «le donne hanno ricoperto e ricoprono dei ruoli rilevanti. In Italia, tre aziende agricole su nove sono condotte da donne: parliamo di 275.000 imprese, pari al 28% del totale. Il 44% si trovano nel Mezzogiorno, segue il Nord (32%) e il Centro (24%). Le aziende agricole “rosa” salgono in modo impressionante nel settore dell’agriturismo, dove superano il 35% del totale. Crescite significative si sono registrate negli ultimi anni anche nel mercato biologico, nelle produzioni con marchi di qualità , nell’ortofrutta e vitivinicoltura. E questo testimonia il ruolo attivo che le donne ricoprono nella tutela della biodiversità e nella attività rurali più innovative. C’è una profonda relazione tra equità di genere e i processi di sviluppo globale”. Secondo la Rauti “Le strategie multilaterali per combattere ed eliminare la fame nel mondo devono prendere in considerazione le prospettive di un approccio alle tematiche di genere e gli investimenti devono focalizzarsi sull’accrescimento della ricchezza e della influenza delle donne dal punto di vista politico ed economico”. “Abbiamo bisogno – ha concluso – di superare le barriere che impediscono l’accesso delle donne al credito e alle tecnologie e introdurre delle buone pratiche e delle azioni positive per la cooperazione internazionale. Abbiamo anche bisogno di rafforzare modelli di sviluppo sostenibili a lungo termine, che rispettino le tradizioni popolari e le culture e identità locali e di fornire l’appropriata educazione e le giuste conoscenze tecniche alle donne in tutto il mondo”.
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