Non profit
Il peso degli over 65
Quanto e per chi si spende in Italia. I dati Istat e Cerm
di Redazione
La spesa sanitaria pro capite rivolta alla fascia di età più anziana aumenterà del 5,3% nel 2050 a fronte di un incremento per gli under 65 pari al 3,1%.
Le ragioni? Domanda assistenziale in continuo aumento e tassi di mortalità in progressiva diminuzione
D omanda assistenziale in continuo aumento, popolazione che invecchia e mortalità in diminuzione, spesa sanitaria alle stelle: siamo sicuri che i dati che preoccupano Daniel Callahan non riguardino un po’ anche il Belpaese? A dar retta all’Annuario statistico italiano 2008, realizzato dall’Istat, il fenomeno che lo studioso americano denuncia, riguarda anche noi. Partiamo dall’invecchiamento, per il quale anche nel 2007 si conferma un trend positivo. Al primo gennaio 2008 l’indice di vecchiaia, ossia il rapporto tra la popolazione over 65 anni e quella con meno di 15 anni, si stima essere pari al 142,6%, con un costante aumento rispetto agli anni precedenti (era al 137,8% nel 2005). Parallelamente cresce la speranza di vita media: per i maschi, la speranza di vita è pari a 78,1 anni, mentre per le donne si attesta a quota 83,7 anni.
Segno positivo anche per le pensioni: nel 2006 sono state erogate 23,5 milioni di pensioni (+1,1% rispetto al 2005), per una spesa pari a 223.629 milioni di euro (+4,1%rispetto all’anno 2005).
Se si guarda alle prestazioni e ai contributi sociali degli enti di previdenza (sempre secondo l’Annuario Istat) si constata un costante incremento: per la previdenza nel 2005 si sono spesi 220.883 milioni di euro (contro i 197.976 milioni del 2002); per l’assistenza, sempre nel 2005, 17.109 milioni (tre anni prima erano 14.767). Infine per la sanità la spesa del 2005 è stata di 134 milioni (nel 2002 erano 54).
Nel comparto sanitario in crescita anche il numero di giornate di degenza registrate negli istituti di cura nel corso del 2005: hanno superato di qualche decina di migliaia i 79 milioni (oltre 272mila giornate in più rispetto al 2004).
Non esistono statistiche ufficiali che ripartiscono la spesa sanitaria in relazione alla tipologia di interventi o di cure. Ma, come scrive l’Istat, «un importante indicatore per valutare lo stato di salute di una popolazione è la diffusione di patologie croniche, soprattutto in un contesto come quello italiano, caratterizzato da un alto tasso di invecchiamento della popolazione».
Anche su questo fronte, i dati non sono rassicuranti: il 39,2% dei residenti in Italia ha dichiarato di essere affetto da almeno una delle principali patologie croniche rilevate (scelte tra una lista di 15 malattie o condizioni croniche), quota in lieve aumento rispetto all’anno precedente.
Le patologie cronico-degenerative sono più frequenti nelle fasce di età anziane: già nella classe 55-59 anni ne soffre il 57% e tra gli over 75 la quota raggiunge l’86,9%.
Va detto che la spesa sanitaria non è destinata a diminuire. Al contrario: secondo un studio pubblicato dal centro di ricerca Cerm, passerà dal 5,3% del Pil pro capite nel 2010 al 6% nel 2030 e arriverà al 6,5% nel 2050. Un incremento significativo riguarderà in particolare la spesa sanitaria pubblica pro capite (per fase acuta e per long term) rivolta agli over 65: +5,3% nel 2050 (per tutti gli under 65, l’incremento stimato è del 3,1%).
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