Non profit

Il pubblico? Deve poter aumentare le tariffe

Antonio Massarutto (università di Udine)

di Redazione

«Non si può raccontare che le tariffe aumentano perché Tronchetti Provera deve portare i soldi alle Cayman. Questo è falso. La gente deve sapere che le tariffe aumentano perché si sta passando dalla fiscalità generale ad un’altra forma di finanziamento e che questo avviene perché la fiscalità non è più in grado di sostenere questa spesa». Per Antonio Massarutto, docente di Economia pubblica all’università di Udine, che di acqua si occupa da anni e ne scrive su La Voce.info, «nessuno sta mettendo in vendita l’acqua. La battaglia sui referendum rischia di rivelarsi un grande equivoco. E di far perdere tempo rispetto ad altre emergenze, per esempio quella della depurazione, una vera emergenza nazionale».
Vita: Il nodo centrale, secondo lei, è il passaggio dalla fiscalità generale al finanziamento tramite le tariffe?
Antonio Massarutto: Certo. Nessuno vuol privatizzare la risorsa e nessuno vuole negare il diritto dei cittadini a ricevere il servizio idrico al rubinetto. Però c’è da affrontare il problema di come mettere le aziende che gestiscono questi servizi nelle condizioni di poter fronteggiare una situazione in cui non possono più contare sulla finanza pubblica che ha coperto fino ad oggi tutte le spese. E questo succede a prescindere da chi è il gestore. Che sia pubblico o privato i soldi li deve chiedere alle banche. E li deve prima o poi restituire. L’unico modo è generare un flusso con le tariffe. Le tariffe aumentano prima per coprire i costi dal momento in cui avviene l’affidamento e poi per garantire gli investimenti. Ricordiamoci che in Italia c’è un livello di tariffe bassissimo. E tassi di morosità molto alti, soprattutto al Centro-Sud. In tutti i Paesi in cui la gestione pubblica funziona bene, come in Germania, le tariffe sono più alte. Chi fa la facile equazione “più privato uguale più tariffa” racconta una falsità. Sono due termini che non sono uno la causa dell’altro.
Vita: Ma neanche l’equazione “privato uguale investimenti ed efficienza” funziona sempre, come dimostrano i casi italiani…
Massarutto: Infatti la respingo. L’equazione giusta è “concorrenza uguale efficienza”. Dove il privato e il pubblico sono obbligati a confrontarsi è anche più probabile che si diano più da fare per ridurre i costi. E la concorrenza, in questo settore, la si raggiunge attraverso le gare, che non sono però sufficienti. Serve anche un’azione regolatrice, con un’authority vera e forte. Se questo è chiaro si può discutere sui vari modelli di gestione. Non è il bene contro il male. Il modello pubblico e privato possono funzionare bene o male a seconda delle condizioni in cui li facciamo funzionare. Sono modelli alternativi, si tratta di scegliere, bisogna cercare di avviare il settore in un percorso di efficienza. Questo tipo di discussioni ci fa solo perdere solo tempo.

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