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il punto di Flaviano ZandonaiCosa insegna la storia Le due sfide per il mutualismo made in Usa

di Redazione

«Se hai problemi di salute, Obama ti mette in cooperativa». Potrebbe essere una delle frasi della rubrica «Obama ti ama» pubblicata con successo da Internazionale. Anche perché la sentenza si presta ad un’interpretazione ambivalente. Da una parte si riferisce al tentativo di garantire un’assicurazione sanitaria a milioni di cittadini che ne sono esclusi. Dall’altra potrebbe apparire come una minaccia ad una cultura fondata sull’esercizio di libertà individuali e che quindi vede con sospetto ogni forma di “collettivizzazione” dei diritti.
Se però si gratta via la patina ideologica che avvolge queste posizioni, emergono questioni rilevanti rispetto ad una issue politica che è centrale per la nuova amministrazione. La principale riguarda la gestione del processo di mutualizzazione che dovrebbe portare alla costituzione o al rafforzamento delle cooperative sanitarie. Fino ad oggi le indagini provenienti dal contesto nordamericano si sono concentrate più sul fenomeno opposto, ovvero la de-mutualizzazione delle cooperative e sulla loro deriva tecnocratica o “aziendalista”. Quali sono dunque i principali elementi di attenzione rispetto ad un’operazione di per sé complessa e che per di più richiede tempi non biblici di attuazione pena la rivincita delle lobby tradizionali? Come è possibile, in altri termini, accelerare senza snaturare in senso statalista o neo mercantile il percorso di aggregazione di milioni di cittadini, molti dei quali vivono situazioni anche drammatiche di disagio?
Guardando in chiave storica all’evoluzione del movimento cooperativo, ben presente peraltro anche negli Stati Uniti, emergono, fra gli altri, due fattori chiave. Il primo è dato dalla consapevolezza dei promotori dei loro bisogni ma anche delle risorse, per quanto residuali, di cui sono in possesso. Questo è un primo importante passo per la costituzione di imprese con una mission ben definita e dove i proprietari sono tali, cioè sanno assumersi ben precise responsabilità.
Il secondo elemento che può aiutare l’aggregazione cooperativa è l’ideologia, ovvero un orizzonte culturale e valoriale che ispira le azioni dei soci e degli amministratori. Forse in un contesto come quello statunitense l’ispirazione potrebbe venire da una reinterpretazione di quei principi costituzionali che sono alla base del loro patto sociale. La libertà, il benessere, la felicità delle persone forse non sono solo un fatto individuale ma sono perseguibili anche in forma associativa. Niente di nuovo sotto il sole. Non era forse Tocqueville che, oltre un secolo e mezzo fa, vedeva nel fiorire delle forme associative la principale qualità della democrazia in America?

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