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Il reportage di George Clooney

L'attore, di ritorno da Sud Sudan, ha incontrato Obama

di Redazione

George Clooney reporter dall’Africa. L’attore di Holliwood è appena tornato da un viaggio in Sud Sudan, intrapreso con la giornalista televisiva Ann Curry per attirare l’attezione sulla regione a meno di cento giorni dal Referendum per l’indipendenza dal Nord (vedi video a sinistra).

Ieri l’attore di Holliwood ha incontrato alla Casa Bianca il presidente Usa: «Siamo rimasti impressionati dal livello di coinvolgimento di questa amministrazione nella questione del Sudan» ha affermato dopo l’incontro con Barack Obama, avvenuto, ha detto Clooney, in un clima «famigliare».

«Il nostro compito è continuare a fare pressione e tenere viva l’attenzione nei prossimi 90 giorni (che precedono il referendum, ndr)».

Nelle ultime settimane si è parlato di una possibile ripresa del conflitto in Sudan, che romperebbe l’accordo di pace firmato nel 2005 dopo un ventennio di guerra.

Clooney durante il suo viaggio ha visitato la regione di Abyei che fa da cuscinetto fra il Nord e il Sud del Sudan, teatro degli ultimi scontri fra soldati del sud e l’esercito del nord. L’attore ha fatto tappa anche nei villagi di Lul, un’area dove Human Rights Watch ha documentato di recente omicidi e stupri da parte dei soldati del Sud Sudan, contro i civili che si opponevano al governo del Movimento di liberazione del Sud.

«Il vantaggio, o lo svantaggio, che accomagna la mia vita è di essere sempre circondato dalle telecamere» ha detto ancora Clooney alla Bbc. «Quello che posso fare è portare le telecamere nei luoghi dove è importante che stiano, in modo che ci sia attenzione per queste situazioni e vengano prese le giuste decisioni».

Clooney era già stato in Sudan nel 2006, nella regione del Darfur, insieme al padre Nick, giornalista.

Secondo l’attore la comunità internazionale dovrebbe essere più decisa nel condannare le violazioni dei diritti umani in Sudan, per esempio congelando i conti di Omar el Bashir. Contro il presidente del Sudan, accusato di crimini contro l’umanità in Darfur, la Corte penale internazionale ha spiccato un mandato d’arresto, che però finora non ha avuto seguito.

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