Non profit
Il ritardo di Cgil e Uil: «Ma la Cisl è un esempio da seguire»
I rappresentanti degli altri due sindacati confederali
di Redazione
Ammettiamolo pure: Cgil e Uil, per quanto riguarda il bilancio sociale, sono un po’ in ritardo. Ci stanno lavorando, va bene, ma sono ancora lontani dalla stesura di un documento analogo a quello licenziato qualche tempo fa da Filca Cisl. Di cui pure condividono lo spirito. «È un buon strumento di lavoro: il fatto che gli amici di Filca abbiano fatto un bilancio sociale è certamente positivo», ammette con franchezza Enzo Campo, segretario organizzativo di Fillea Cgil.
E dello stesso avviso è Antonio Correale di Feneal Uil che pure rivendica una iniziativa simile ma di più lungo corso: «nel 2000 inventammo un nostro progetto qualità che andava nella stessa direzione della trasparenza». In pratica, undici anni fa la Feneal attivò «un percorso verso la certificazione di qualità delle organizzazioni sindacali che prevedeva la verifica di alcuni elementi giudicati essenziali: l’autorevolezza del gruppo dirigente, la sua capacità di far orientamento anche politico e la corretta gestione delle risorse umane ed economiche». Un progetto che sta andando avanti ma che, per il momento, non è “precipitato” in un bilancio sociale (ritenuto comunque uno strumento strategico, tanto più, aggiunge Correale, «in un settore che è sotto la mannaia del sommerso, con aziende che non rispettano i contratti e che in alcuni casi sono malavitose»).
Anche in casa Cgil del resto se ne parla da un po’. «Secondo noi», puntualizza Campo, «non si passa di punto in bianco da bilanci economici, preventivi o consuntivi che siano, a un bilancio sociale, che è di scopo e ha il compito di verificare il rispetto della mission dell’organizzazione».
Dunque, Fillea si appresta a compiere un cammino di riflessione che dal centro si irraggerà verso la periferia (con il graduale convolgimento di alcune strutture regionali e provinciali). «A noi non interessa una bella pubblicazione da presentare al direttivo. Il nostro vuol essere un percorso illuministico anche dall’alto verso il basso. Nell’arco di un tempo determinato che dovrebbe concludersi al prossimo congresso, cioè nel 2014, tutte le nostre strutture rendiconteranno rispetto agli obiettivi che nel frattempo avremo stabilito in modo condiviso». Come a dire: la prendiamo un po’ larga ma i risultati saranno migliori. Non c’è da dubitarne, visto che nel mentre il direttivo nazionale metterà a punto anche delle Linee guida che potranno orientare le strutture periferiche (previa, anche in questo caso, una discussione condivisa). «Contiamo così di concludere entro tre o quattro anni un percorso con tutte le strutture regionali e locali.
Nel frattempo anche la Cgil si sta orientando verso una scelta analoga». Quanto agli effetti che una scelta simile avrà, Campo non ha dubbi: «Certamente fare il bilancio sociale contribuire a far crescere questa cultura della trasparenza e produrre un importante effetto domino: se tutte le organizzazioni sindacali lo scelgono, questo strumento potrà estendersi anche associazioni datoriali». Un effetto domino che sarà senz’altro il benvenuto.
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