La mobilitazione

Il sindaco in sciopero della fame: «Basta indifferenza davanti al genocidio di Gaza»

Mario Cicero, primo cittadino di Castelbuono, piccolo comune in provincia di Palermo, è tra i promotori dello sciopero della fame per Gaza. «L’Italia ogni volta è dalla parte sbagliata: ai tempi di Mussolini era con Hitler a massacrare gli ebrei, oggi non stiamo dicendo niente agli israeliani che stanno massacrando i palestinesi». Lo sciopero andrà avanti «a oltranza, finché Governo e Presidente non prenderanno posizione»

di Veronica Rossi

«Non possiamo più far finta di non vedere quello che sta accadendo a Gaza: è tempo di prendere una posizione». Mario Cicero è sindaco di Castelbuono, nella città metropolitana di Palermo. Il comune fa parte della Rete dei piccoli comuni del welcome, la realtà aderisce al Movimento europeo di azione non violenta – Mean. Insieme al Consiglio comunale e ad altri primi cittadini ha deciso di lanciare un segnale forte: uno sciopero della fame prolungato, che ha subito trovato adesioni da parte di colleghi in tutta Italia (tra gli altri, anche la presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti).

Da dove è nata la decisione di fare questo sciopero della fame prolungato?

È stata un’idea nata in maniera naturale: non possiamo più assistere passivamente a questo genocidio a Gaza, che il mondo fa finta di non vedere. Il mio paese può dire ad alta voce di non aver voltato la testa dall’altra parte. Già da due anni organizziamo tante iniziative, per esempio con la presenza di alcuni palestinesi che vivono a Palermo. Abbiamo fatto due delibere, in Consiglio comunale abbiamo messo un manifesto quasi un anno fa, in cui gridavamo “Restiamo umani”. Abbiamo anche invitato la gente a boicottare i prodotti israeliani; ho fatto un appello sulla pagina Facebook del Comune. Sono stato chiamato da un rappresentante di Israele che voleva capire le motivazioni della nostra posizione. Gli abbiamo spiegato che non si tratta di antisemitismo, ma consapevolezza: non si può continuare a ignorare quello che sta accadendo a Gaza.

Il mondo non può più far finta di non vedere: il mio paese può dire di non aver voltato la testa dall’altra parte

Quali sono le vostre motivazioni?

Già da tempo abbiamo capito che quella in corso a Gaza non è una guerra, è un genocidio. Non puoi affamare un popolo, distruggere gli ospedali, le scuole. Chi ha il potere di muoversi per fare blocco economico o ritorsioni economiche pacifiche non sta facendo niente, a causa delle lobby e degli interessi in gioco. L’Italia ogni volta è dalla parte sbagliata: ai tempi di Mussolini era con Hitler a massacrare gli ebrei, oggi non stiamo dicendo niente agli israeliani che stanno massacrando i palestinesi. Noi sui territori non abbiamo interessi particolari, solo il bene pubblico della nostra gente e la pace: siamo convinti che un mondo pacifico è un mondo migliore per tutti. Siamo per l’accoglienza, l’integrazione, la solidarietà. È una cultura che è nel dna dei siciliani. È così che è nata l’iniziativa dello sciopero della fame; non immaginavo che tanti colleghi sindaci e politici, lo facessero con noi.

Quali sono i prossimi passi?

Manderemo un appello al presidente della Repubblica, augurandoci che Sergio Mattarella smetta di stare in silenzio su questa tragedia. Come ha fatto altre volte, vogliamo che prenda una posizione forte, per testimoniare che il popolo italiano non accetta passivamente questo genocidio che si perpetra quotidianamente. Con l’aiuto dei media e della stampa vorremmo creare un grande movimento d’opinione a livello nazionale che dia voce all’indignazione che stiamo provando e faccia riflettere il nostro Governo. Una madre non può veder uccisi tutti i suoi nove figli, è immorale, fa rabbrividire. È una violenza inaudita nei confronti di un popolo, di bambini, di donne e di uomini che vogliono vivere. E non vogliono fare la guerra: non tutti i palestinesi sono terroristi, come non tutti gli italiani facevano parte delle Brigate rosse, della Mafia o erano amici degli squadristi neri. Dopo un attentato mafioso cosa avrebbe dovuto fare l’Italia? Radere al suolo l’intera Calabria o l’intera Sicilia?

Per protesta, avete anche occupato la sala consiliare.

La occupiamo ogni giorno dalle 17:00 alle 24:00. Devo dire che c’è una bella presa di coscienza, nel paese, anche da parte dei giovani. Tutti i gruppo consiliari – maggioranza e opposizione – hanno condiviso questa scelta. Con noi c’è anche parte della cittadinanza, la consulta giovanile, l’associazione culturale del paese.

Purtroppo o per fortuna il popolo italiano è spesso più avanti dei Governi che lo rappresentano; soprattutto qua al Sud, non ci sarà mai nessuno che chiude la porta a chi ha bisogno di aiuto

È un segnale forte che tutti i consiglieri – a prescindere dall’appartenenza politica – abbiano aderito a questa iniziativa.

Bisogna dire che a Castelbuono, in Consiglio comunale, il centro-destra che attualmente è al Governo non è rappresentato. Però penso che anche coloro che qui hanno votato Fratelli d’Italia, Lega o Forza Italia non condividono le posizioni di questi partiti su questo tema. Noi siamo sempre stati, per cultura, per l’ospitalità, la cordialità, la pace. Sono arrivati gli albanesi, sono arrivati i rumeni, sono arrivate altre persone che hanno avuto bisogno – ora abbiamo un bel gruppo di persone dall’Africa – e sono sempre stati accettati nei territori, sono cresciuti con noi, lavorano. Nella maggior parte delle Regioni, purtroppo o per fortuna, il popolo italiano è spesso più avanti dei Governi che lo rappresentano. Soprattutto da noi al Sud c’è la cultura del dialogo: non ci sarà mai nessuno che chiude la porta a chi ha bisogno di aiuto.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.