Non profit

Il Sol.Co di Mantova punta sul fundraising: diciamo basta alla dipendenza da fondi pubblici

La svolta del consorzio cooperativo

di Redazione

L’unione fa la forza. Anche per il fundraising. Ne sono convinti a Mantova, dove il consorzio Sol.Co (Solidarietà e Cooperazione) del gruppo Cgm – che riunisce 25 cooperative sociali della provincia impegnate nell’assistenza e nell’inserimento sociale e lavorativo di persone in condizioni di bisogno ed emarginazione – ha lanciato, primo in Italia, un piano strategico e innovativo per sostituire l’approccio approssimativo che ha caratterizzato finora le attività di raccolta fondi della cooperative sociali.
«L’iniziativa è partita proprio con questo spirito: provare un percorso che coinvolga le cooperative ma sia anche in grado di dare una visione consortile», conferma Paolo Galeotti, presidente del consorzio. «Il percorso», spiega, «è nato con l’aiuto di Aiccon, la prima scuola italiana di raccolta fondi, e ha coinvolto 12 cooperative del territorio. L’obiettivo è di elaborare un modello di fare fundraising applicato alla cooperazione e all’essere in un consorzio di territorio. Questo è il senso per noi più importante, perché impegna ognuno non solo a ragionare sulla propria realtà ma sul messaggio che insieme a tutte le altre realtà si va a dare nella comunità».
E la novità dell’iniziativa, oltre a esplorare le infinite potenzialità del fundraising, è proprio quella di cominciare a imporre dei limiti alle singole cooperative, per rispettarsi e per rispettare il territorio, come conferma Fausto Ferriani della cooperativa La Quercia, coordinatore dell’iniziativa per il consorzio. «All’interno della nostra rete è maturata da tempo la consapevolezza che la possibilità di avere delle risorse economiche al di fuori dei circuiti tradizionali e istituzionali, cioè del lavoro con l’ente pubblico, è una risorsa strategica», dice Ferriani. «Ma se le cooperative si attrezzano autonomamente domani probabilmente ci sarà un problema di territorialità, accavallamento di azioni, cannibalizzazione perché la provincia di Mantova non è grande. Per questo il consorzio si è posto il problema, cercando di avviare un discorso diverso». I fundraiser infatti sono chiamati a mettersi in gioco, a condividere prassi, contenuti, formazione ma soprattutto a condividere uno stile omogeneo e una prospettiva comune.
Ma come funziona in pratica il percorso, che dura un anno e verrà completato solo in autunno? «L’abbiamo strutturato in tre distinte azioni», risponde Ferriani. «La prima sono le giornate formative su precisi temi (raccolta fondi e Internet, piuttosto che grandi donazioni piuttosto che il peopleraising); poi c’è la fase dedicata ai laboratori (la parte più innovativa e coinvolgente, che si basa sulla condivisione delle migliori pratiche); infine sono previste due giornate di consulenza all’interno di ciascuna cooperativa. Le consulenze vengono fatte da esperti di Aiccon e serviranno sostanzialmente per un rilevamento della situazione e per individuare una possibile strategia comune».

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