Famiglia
Il telefono in coop conquista Londra
In sei anni limpresa sociale,nata per offrire risparmi al terzo settore. Si è aperta anche a privati e imprese. Paolo Stregia
di Redazione
Chipping Norton è un piccolo centro dell?Oxfordshire, nella campagna inglese a Nord-Ovest di Londra, tra la capitale e Birminghan. Mercato con prodotti locali in piazza al mercoledì, chiusura dei negozi anticipata al giovedì, un municipio, un piccolo museo, una biblioteca poco frequentata e una giovane ventottenne, da poco arrivata dalla vicina Oxford, alla guida della locale stazione di polizia. Gli anni hanno sbiadito la fama che faceva di questo centro un punto di riferimento per i produttori e i commercianti di lana dell?intera regione. Vita tranquilla, insomma. Un paese come tanti se non fosse che proprio qui, nelle stradine che tingono d?asfalto questo pezzo di agreste Inghilterra, ha sede la Phone Co-op, la prima, e finora unica, compagnia telefonica cooperativa britannica.
Nata nel 1998 con il nome di Setco, Social economy telecommunications co-operatives, per fornire a condizioni più vantaggiose, grazie ad acquisiti collettivi, servizi telefonici alle organizzazioni del terzo settore, l?anno dopo prende il nome di Phone Co-op ampliando la sua operatività a privati e a imprese. «In sei anni», racconta Vivian Woodell, 50 anni, chief executive della coop, cooperatore di lungo corso e presidente della più grande coop della regione, la Oxford Swindon & Gloucester Co-op (offre dai servizi per l?infanzia alle onoranze funebri, ha 335 milioni di sterline di fatturato, 89mila soci e 4.500 dipendenti), «siamo passati dalle 195mila sterline di fatturato ai 4,38 milioni dell?ultimo anno fiscale. Nel 2004 il nostro giro d?affari è cresciuto del 28%, l?utile è salito del 44, il numero di soci ha superato le 4mila 200 unità con un incremento del 42%».
Phone Co-op è la seconda cooperativa britannica per tassi di crescita e la 27esima per volume d?affari. I clienti sono 12mila, e tra di loro ci sono le maggiori charities del Paese, dal British Trust for conservation volunteers, ad Amnesty International, da Christian Aid al Manchester City Council, e molte cooperative. PhoneCo-op ha alleggerito di circa 1,5 milioni sterline le bollette dei suoi utenti, sulle chiamate locali ha tariffe inferiori del 25% rispetto a quelle di British Telecom, il costo minimo di una è un quarto di quello dell?ex monopolista.
Per diventare soci basta una sterlina, si scarica il form dal sito, lo si riempie e lo si spedisce alla società e il gioco è fatto, l?utente non deve né cambiare numero né tantomeno installare nuovi apparecchi, e oltre a risparmiare sulla bolletta ha anche un ritorno sulla quota sociale.« Il rendimento medio per i nostri soci», spiega Woodell, «è del 4,5% annuo».
Nonostante quello delle telecomunicazioni sia un settore con una concorrenza spietata, Phone Co-op non ha rinunciato a disegnare un modello di business socialmente responsabile. Annualmente (nel 2004 ha donato 21mila sterline) una quota di utili viene devoluta al Co-operative and Social Economy Development Fund, un fondo di sviluppo per le imprese sociali. Lo scorso anno ha acquistato beni e servizi da altre cooperative per 50mila sterline, circa il 10% del totale dei costi esclusi quelli per il personale che l?anno scorso è cresciuto da 21 a 31 unità.
Nella sede di Chipping Norton si usa solo energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, la carta viene acquistata dalla Paperback Ltd, una cooperativa specializzata nel recupero e nella produzione di prodotti riciclati. «Per i viaggi di lavoro dei dipendenti», aggiunge Woodell, «cerchiamo, dove possibile, di incoraggiare l?uso di mezzi pubblici. Ogni 100 miglia percorse per lavoro 70 sono coperte da viaggi in treno, 2 su autobus, 7 in aereo, uno in taxi e solo 20 su auto private». La società ha un programma per ridurre le emissioni inquinanti, misura quanto ?sporca? e si autotassa alimentando così un fondo che investe in iniziative eco compatibili.
Attualmente sostiene un progetto di riforestazione in Uganda, la fornitura di cucine più efficienti in Bangladesh e lampadine a basso consumo energetico in Sud Africa. «Stiamo inoltre progettando la costruzione di una nuova sede», conclude Woodell, «che riduca al minimo l?impatto ambientale e i consumi energetici».
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