Cultura
Il volontariato è pudore,non marketing
Controcorrente. Parla Erri De Luca, scrittore e praticante della solidarietà.
di Redazione
Sono passati pochi mesi dall?avvio dell?era SL (Senza Leva), che c?è già chi pensa a reintrodurre il servizio civile obbligatorio. Boutade o progetto concreto? Per ora si può osservare che la proposta lanciata dall?esponente della Margherita e presidente onorario di Legambiente, Ermete Realacci non ha infiammato gli animi. In compenso ha fatto incavolare un volontario duro e puro qual è lo scrittore-operaio Erri De Luca.
Vita: Cosa non le piace del piano Realacci?
Erri De Luca: La fine dell?obbligatorietà del servizio militare ha significato il trionfo delle ragioni dell?obiezione di coscienza. Non trovo alcun senso nel fare retromarcia.
Vita: Per Realacci è un modo per «far crescere la consapevolezza civica dei giovani».
De Luca: Il volontariato obbligatorio è diseducativo. Lo Stato non può indurre dall?alto la volontà di aiuto che nasce dentro le persone. E anche l?argomento della crisi del volontariato non regge. Secondo me in Italia ci sono un sacco di persone che fanno del bene senza apparire.
Vita: Ritiene quindi un errore anche la remunerazione per i volontari in servizio civile?
De Luca: Certo. Il vero motore di questo sistema sono quelle persone che si organizzano dal basso, senza trarne alcun vantaggio, senza apparire e senza andare in tv. Che non vogliono essere rappresentanti di alcunché. Che non si lodano e non si imbrodano ma sono il vero moltiplicatore per il volontariato.
Vita: In che modo?
De Luca: Costituiscono l?esempio che oggi manca ai giovani. In questo senso i genitori sono dei falliti. Al massimo sono i soci di maggioranza dell?azienda familiare, ma non saranno mai l?esempio vivente di persone da ammirare come lo sono i volontari. Realacci e le sue idee non faranno mai scattare nessuna molla nel cuore dei giovani.
Vita: Per quale ragione un ragazzo oggi dovrebbe vestire i panni del volontario?
De Luca: Perché viviamo in una società inerte. Dove rispetto ai problemi della disoccupazione non c?è altro che indifferenza e ostentata ignoranza. E allora l?opportunità di imparare a rendersi utili è da cogliere. Per poi spenderla sul mercato del lavoro.
Vita: Si può leggere questa sua riflessione come un invito alle associazioni a uscire dal guscio e a farsi conoscere di più?
De Luca: No. Nessuna pubblicità. Nessuna campagna acquisti. Il volontariato deve salvaguardare il pudore che ha nel mostrarsi.
Nasce l?intermediazione di giovani. E fa boom
Enti senza requisiti?
C?è Amesci, la sensale
Segnatevi questo nome: Amesci. La sigla sta per Associazione mediterranea per la promozione e lo sviluppo del servizio civile, la sua missione è quella di progettare e gestire progetti di servizio civile per conto di enti pubblici e privati che non sono in possesso degli standard richiesti per l?accreditamento presso l?Ufficio nazionale. «Ci occupiamo anche di reclutare i volontari», spiega il presidente Enrico Maria Borrelli. Una vera e propria società di intermediazione sul servizio civile, la prima in Italia. Sorride Borrelli. E ne ha ben donde. L?Amesci è già oggi il quarto ente a livello nazionale per numero di volontari da impiegare nel bando che chiude il 1° giugno. Un successo radicato al Centro-Sud: nella sola Campania ha a disposizione 745 posti su 1.237; in Abruzzo 95, nelle Marche 67. La spinta dell?imprenditore del servizio civile non è però soddisfatta. «Il prossimo passo sarà costruire una banca dati in cui inserire i curricula dei 5.500 ragazzi che finora hanno svolto il servizio civile in Amesci per metterla a disposizione di aziende e amministrazioni, in modo che l?anno passato qui serva come trampolino di lancio nel mondo del lavoro». Un progetto ambizioso. «Ma non lontano», rivela Borrelli, «infatti tramite Anima (associazione romana di imprenditori e manager attenti alla responsabilità sociale di impresa, ndr) abbiamo avviato un primo contatto con Confindustria».
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