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Il Wall Street Journal: «Italia ferma. E’ come se noi votassimo ancora Clinton e Dole»
Il giornale economico americano sferra un attacco all'immobilismo politico italiano. «Sono gli stessi candidati di 10 anni fa. Uno cerca di reggere con il lifting, l'altro è un nonno nostalgico»
di Redazione
Poche speranze da una politica che riflette il corporativismo Roma, 31 mar. (Apcom) – Un paese che in politica ha tanta libertà di scelta quante ne ha su banche o assicurazioni, con due candidati premier non credibili quali portatori di svolte e che entrambi impersonano la crisi demografica nazionale, un Paese ostaggio di corporazioni, sindacati, associazioni e gruppi di interesse: “L’Italia di oggi ha bisogno di un libero mercato della politica in maniera ancora più urgente di quanto abbia bisogno di politiche di libero mercato”. E’ quanto afferma il Wall Street Journal, in un impietoso editoriale sulle imminenti elezioni italiane, eloquentemente intitolato “l’Italia alla deriva” e che reca la firma di Francis Rocca, scrittore statunitense residente a Roma. Oggi, come nel 1996, gli italiani dovranno ancora scegliere tra Romano Prodi e Silvio Berlusconi: “Sarebbe come chiedere agli americani di scegliere nuovamente tra Bill Clinton e Bob Dole – afferma il Wsj -. Per questo non sorprende che circa un 20% di elettori afferma che potrebbe non votare”. Alle elezioni gli italiani godono di tanta libertà di scelta quanta ne hanno su banche, assicurazioni, avvocati o università,dove “le differenze sono prevalentemente di marketing – prosegue l’editoriale – e il generale livello delle prestazioni è indegno di un moderno Stato democratico e di un paese del G7”. Il quotidiano ripercorre le divisioni interne che caratterizzano sia il centro destra che il centro sinistra, osservando come “la frammentata natura della politica italiana – si legge – produce coalizioni di governo fragili che trainano le scelte di indirizzo al minimo comun denominatore”. Nessuno dei due candidati premier “risulta credibile quale apportatore di cambiamento. Silvio Berlusconi, con i suoi trapianti di capelli, con i suoi lifting e con la sua abbronzatura, ricorda sempre più le attempate dive dei varietà televisivi italiani. Sul fronte opposto, i modi di Romano Prodi sono quelli di un nonno nostalgico, ma i suoi capelli grigi sono sorprendentemente pochi”. “Entrambi – prosegue il Wsj – impersonano la preoccupante crisi demografica di un paese che si ritrova con una delle popolazioni più anziane del mondo e uno dei più bassi tassi di fertilità”, problemi per cui i due leader “offrono poche soluzioni”. “In definitiva le elezioni in Italia non riescono ad animare speranze perché riflettono il profondo corporativismo del Paese – incalza il Wsj -. Sindacati, associazioni, rappresentati dei professionisti e altri gruppi di interesse dominati inibiscono la libera concorrenza”. “Sotto molti aspetti l’Italia del 21esimo secolo resta una società chiusa, e la sua vita pubblica è ben lontana dall’essere aperta. Eloquente è il fatto – conclude l’editoriale – che alle prossime elezioni gli italiani non potranno votare per i candidati, ma solo per le liste dei partiti”