Famiglia
Ilo: nel mondo sono 245 milioni i minori costretti a lavorare
In Italia, quasi 145 mila
di Redazione
Nel mondo sono circa 245,5 milioni i minori costretti a lavorare. Di questi, la maggior parte (186,3 milioni) ha tra i 5 e i 14 anni, mentre 59,2 milioni hanno tra i 15 e i 17 anni. Tra i minori lavoratori, circa 170,5 milioni sono impiegati in attività pericolose (111,3 milioni tra i 5 e i 14 anni e 59,2 tra i 15 e i 17). Sono questi i dati diffusi oggi dall?Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro), durante la tavola rotonda ?L’impegno contro il lavoro minorile nella realtà italiana?, organizzata a Roma in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile. Il fenomeno del lavoro minorile interessa in larga parte i Paesi sottosviluppati, ma ben 2,5 milioni di baby-lavoratori si trovano nei Paesi industrializzati. E, ogni anno, 22.000 di loro restano coinvolti in incidenti sul lavoro. La maggior parte dei minori che lavora non gode di nessuna protezione. Il 70% è impiegato nelle attività agricole, l?8% nelle imprese manifatturiere, stessa percentuale anche per commercio, ristorazione e settore alberghiero. Il 7%, infine, lavora nei servizi sociali e alle persone, come ad esempio i lavori domestici. Sono 8,4 milioni i minori prigionieri della schiavitù, della servitù per debiti, della prostituzione, della pornografia, e di altre attività illecite. Circa 1 milione e 200mila, invece, le vittime della tratta di esseri umani, anche a scopo di traffico di organi. Per quanto riguarda l?Italia, secondo l?Istat sono 144.285 i minori che vi lavorano. Di questi, 12.168 hanno tra i 7 e i 10 anni, 66.047 tra gli 11 e i 13 e 69.070 hanno 14 anni. Il 59% lavora con genitori o parenti. Ma i contorni reali del fenomeno sfuggono alle statistiche perché lo sfruttamento dei minori è molto spesso legato al lavoro clandestino. Diversa anche la divisione territoriale del problema. Prima dei 15 anni ha lavorato il 19,4% dei minori nel Nordest, il 14,1% nel Nordovest, il 13,9% al Sud, il 12,3% nelle Isole e il 9,6% al Centro. Sono tre i tipi di occupazione minorile più diffusi in Italia: lavori occasionali, lavori stagionali ed estivi, lavori continuativi. Questi ultimi sono più frequenti nel Nordest, per la presenza di numerose imprese familiari, dove molto spesso il minore viene impiegato dagli stessi genitori. Camerieri, commessi nei supermercati, operai nei laboratori di pelletteria del falso, operaie cottimiste nelle fabbriche di camicie, agricoltori e pastori sono secondo l?Istat, i lavori svolti dai minori italiani. In particolare, il settore della ristorazione guida la graduatoria delle attività dove è più diffuso il lavoro minorile (17,9%). Seguono, i negozi (14,9%), l?agricoltura (14,1%), il lavoro in fabbrica (11,8%), le attività domestiche in casa propria (11,4%), o di parenti e altre persone (9,6%), in laboratori o officine (7,4%). Un 6% di minori, infine, e’ costretto a lavorare sulla strada. Tra i baby-lavoratori, il 23,4% ha come capofamiglia un lavoratore autonomo, il 22,1% un imprenditore, il 17,4% un apprendista o un socio di cooperative, il 14,1% un operaio, l’8,8% un impiegato e il 5,9% un dirigente o un libero professionista.
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